Onda pazza
Onda pazza a Mafiopoli
“Trasmissione satiro-schizo-politica sui problemi locali”. Sigla della trasmissione: “Facciamo finta che…” di Ombretta Colli. In onda tutti i venerdì sera, rappresentava il momento di più diretto contatto con i problemi della realtà locale, che venivano gonfiati ad arte e proiettati in una realtà apparentemente al limite dell’assurdo, ma, in effetti, drammaticamente presente. Cosi Cinisi diventava Mafiopoli, il corso Umberto I era corso Luciano Liggio, il sindaco Gero Di Stefano era Geronimo Stefanini, il vice Franco Maniaci era Franco Maneschi “della sinistra avanzata, ma non troppo”, Gaetano Badalamenti era Tano Seduto, Giuseppe Finazzo era don Peppino Percialino, il dott. Pandolfo era il Pantofo amante di cavalli, il tecnico comunale era l’ing. Marpionese, il dott. Cucinella era “piccola cucina a gas”. La rassegna potrebbe continuare all’infinito: in realtà non si risparmiava nessuno speculatore né di Cinisi né di Terrasini, e venivano costantemente denunciati tutti i piani di utilizzazione dell’amministrazione pubblica a fini personali. La trasmissione era per lo più affidata all’improvvisazione dei suoi tre o quattro collaboratori, si contava soprattutto sul fatto che Peppino era sempre in possesso di notizie freschissime e riservate. Nei periodi di maggior successo la gente ascoltava “Onda pazza” anche nelle radioline dei bar e si sbellicava dalle risa, mentre i direttamente interessati se ne stavano con l’orecchio incollato agli apparecchi, per non perdere una parola che avrebbe potuto ledere la loro onorabilità. Qui pubblichiamo dei brani tratti dalle varie puntate della trasmissione.
Salvo Vitale
Onda pazza del 3 marzo 1978: “La cretina commedia”
Parodia dell’Inferno dantesco. Nei vari gironi si agirano alcuni personaggi locali, tra cui l’on. Pandolfo, amante di cavalli, il vicesindaco Maniaci, il costruttore Giuseppe Finazzo, soprannominato Percialino, perché proprietario di una cava di pietrisco, poi indiziato per l’omicidio di Peppino.
(Girone degli ignavi)
… E più tardi vedrai il grand’onorevole
Pantofo, che ha deciso l’abbandono,
senza però ottenere alcun perdono.
Infatti egli sta in piedi su una palla,
e mentre dietro un cane lo addenta
è costretto a inculare una cavalla.
Voce di Peppino: “Sì, sì, si tratta proprio del cane dell’onorevole, siamo andati a registrarlo dal vivo e a chiedere notizie del suo padrone che, a quanto pare, da molto tempo non si vede in giro, che, a quanto si dice, ha abbandonato la vita pubblica e non sarà presente neppure alle prossime competizioni elettorali, molti sostengono per far largo ai giovani, altri insinuano che ha rinunciato alla politica per amore dei cavalli, ma c’è di più, si dice che è talmente legato alla sua cavalla bianca, che addirittura è entrato in paranoia di gelosia: ha licenziato il suo armigero palafreniere e stalliere Ninni Carozzo, perché geloso della sua cavalla”. (Si sente Patty Pravo in “Non ti bastavo più”, mentre Peppino continua a ripetere: “Ah, Ninni, Ninni, comu t’arriducisti (come ti sei ridotto)”).
…Scendemmo ancora per un altro lato
dove c’eran color che nella bocca
puzzano per i culi che han leccato
E il mio maestro: “Volgiti, che fai?,
vedi là Maniàco che s’è desto,
dalla cintola in sù tutto il vedrai”
“O tu che di Mafiopoli sei il vice,
gli dissi, che ci fai in questo loco?”
“Lasciami stare”, triste egli mi dice,
qui son dannato a soffrire di tifo,
tentai di spostare il campo sportivo
e tutti ora mi dicono: “Che schifo!”
Così arrivammo al centro di Mafiopoli,
la turrita città piena di gente
che fa per profession l’ingannapopoli.
Voce di Peppino (mentre si ode lo scroscio d’un cesso e il suono d’una sirena): “Sì, è l’ambulanza di Mafiopoli, anch’essa è finita all’inferno, sta trasportando un ferito all’ospedale Santo Spirito.
E c’era don Peppino Percialino,
artista d’intrallazzi e di montagne,
che annusava un po’ di cocaino
sì di cocaino al naso, come si dice, sniffava, no, no, pisciava, non so se pisciava, cacava, non si sa se grugniva o se sparava,
gridava: “Sono sempre un galantuomo,
amico degli amici e di Pantofo:
presiedo una congrega: I’Ecce Homo,
e adesso nel mio cul tengo un carciofo”.
Onda pazza del 7 aprile ’78: “Western a Mafiopoli”
Voce di Salvo: Alle cinque della sera, eran le cinque in punto della sera. Un bambino portò il lenzuolo bianco alle cinque della sera, il resto era morte e solo morte alle cinque della sera.
Voce di Peppino: Si, ma alle cinque della sera, in Mafiopoli si riuniva la Commissione Edilizia.
Voce di Faro: Ascoltiamo l’inno nazionale di Mafiopoli: (si odono gorgoglii, rumori di piscio e di scarichi d’acqua nel cesso, segue un sottofondo che accompagna tutta la trasmissione, tratto dalla colonna sonora del film “I giorni dell’ira”, con spari).
P.: E sì, siamo nei paraggi del Maficipio di Mafiopoli. È riunita la Commissione Edilizia. All’ordine del giorno l’approvazione del Progetto Z-11. Il grande capo, Tano Seduto, si aggira come uno sparviero nella piazza. Si aspetta il verdetto.
S.: Ed ecco tutti i grandi capi delle grandi famiglie indiane tutti qua: c’è Mano cusuta, o Cusuta-mano, poi c’è Quarara Calante, eccolo là, con il suo bel pennacchio, c’è anche l’esploratore, il Pari, …deve essere un pari d’Inghilterra… e, infine, a presiedere questa seduta, veramente in tutta la sua maestosità…
P. C’è il grande capo, i due grandi capi, Tano Seduto e Geronimo Stefanini, sindaco di Mafiopoli…
Sì, i membri della Commissione discutono… c’è qualche divergenza ma sono fondamentalmente d’accordo. Sì, si stanno mettendo d’accordo sull’approvare il progetto Z-11.
F.: Ancora qualche minuto e il momento culminante, pochi minuti… e verrà effettuato… il grande colpo.
S.: Fratelli, il momento è grave e solenne. La nostra riserva indiana è stata finalmente aggiudicata… (si odono urla di indiani e spari) C’è stato riservato quel territorio che va al di là della torre dell’Orsa Maggiore e al di sotto della grande pista dove atterrano gli uccelli d’acciaio. Su quel territorio piazzeremo le nostre tende. Saranno tende oppure?…
F.: Bungalow… saranno bungalow.
S.: Sì, basta con le vecchie tende… passeremo ai bungalow… (urla di indiani). Là staremo armati, con le nostri ARMI e nessuno vi metterà più piede… (urla).
P.: Parola di Tano Seduto… grande capo.
S.: Costruiremo tante belle case… faremo dei seminterrati.
P.: Seicento metri quadri di seminterrati. Parola di Geronimo Stefanini.
S.: Cominceremo cosi: prima il seminterrato, poi, a breve distanza, i bungalow… e le nostre squaw finalmente…
P.: Potranno… potranno… e… e… e… potranno… in santa pace. Le nostre puttane d’alto bordo.
S.: Fratelli, la terra è nostra. Eccola là, al di là della torre dell’Orsa Maggiore.
P.: Parola di Tano Seduto (spari e musica)
F. :Si è conclusa la riunione della Commissione Edilizia di Mafiopoli. Il progetto Z-11 è passato.
S.: I grandi capi delle grandi famiglie ringraziano. Ci sono tutti: il Pari, Quarara Calante, Cusuta-mano, i grandi capi, e…
P.: E a sovrastare tutti 6 miliardi, concessi dalla Cassa per la Mezzanotte. (Si ode uno scarico di piscio). P.: Sì, è uno dei due grandi capi, Geronimo Stefanini, uno degli artefici dell’approvazione del progetto Z-11: sta firmando il patto in questo modo, assieme a Tano Seduto.
S.: Firmano il patto mescolando insieme il loro sangue e le loro urine?
P.: La loro merda… Ecco il sindaco Geronimo, che d’accordo con Tano Seduto lanciano segnali di fumo.
F.: Nuvolette discontinue verso il vice-capo Franco Maneschi. Gli comunicano che il progetto Z-11 è passato e che lui l’ha presa regolarmente nel culo… Sei miliardi… sei miliardi (spari)… Sì, sono sempre gli argomenti con i quali il grande capo Tano Seduto ha imposto la sua legge.
S.: Ma che fa’ ti lamenti? Bada… bada…
P.: Bada a come ti lamenti, porco cane… (musica). È stato difficile, ma per don Tano non esistono ostacoli (spari)…
S.: Sì, avremo una terra anche per noi, miei prodi. Tutta nostra. Eccola là, con il mare che luccica, eccola là, con le onde che lambiscono dolcemente la riva… Avremo coperte… Viveri… ARMI.
F.: Non si muoverà foglia che Tano non voglia.
P.: E soprattutto avremo a disposizione i vostri culi. Parole di Tano Seduto, grande capo di Mafiopoli (spari)… E ci sarà un porticciolo, bellissimo, già in costruzione, dove approderanno tutte le nostre puttane, da dove le nostre merci potranno partire indisturbate, da dove i nostri commerci si potranno sviluppare all’infinito. Ci saranno soprattutto 6 miliardi nelle nostre tasche…
S.: Potremo sistemare le nostre veloci canoe che porteranno al di là del mare la sabbia bianca…
P.: Le nostre canoe cariche di EROI-che merci…
S.: Potremo FUMARE in pace il calumet, con tabacco…
P.: Bianco, e lo faremo fumare agli altri. Ma passiamo ad altro.
F.: Altra riunione della Commissione Edilizia a Mafiopoli. Ancora tensione. (spari) La seduta è aperta. All’ordine del giorno l’approvazione del palazzo a 5 piani di don Peppino Percialino (ancora spari).
S.: E allora, per questa volta è fatta eh, don Peppino, complimenti.
P.: E mi pareva chiaro, dopo due anni di attesa, mi pareva chiaro.
S.: Complimenti vivissimi. Quanto sarà alta la nuova casa?
P.: Sarà quattro piani, alta 16 metri. Forse riusciremo a realizzare un quinto piano. Comunque l’altezza poi la porteremo a 17 metri: sa com’è, gli amici sono sempre accondiscendenti.
S.: E gli aerei da dove passano?
P.: Gli aerei cambieranno rotta. Al limite costruiremo un tunnel. La mia grotta artificiale si adatta molto al progetto: la scaviamo ancora e vi facciamo passare gli aerei. Ma adesso spostiamoci a casa mia per festeggiare l’avvenimento. I miei metodi funzionano sempre (spari) ah, ah, ah. Musica: oggi è festa, grande festa per me. Io, sono io, sparo perciale da tutti i buchi, dalla bocca, dal culo, dappertutto, specie per i parrineddi. Mi voleva domandare qualcosa lei?
F.: Sì, com’è nato questo progetto?
P.: Innanzitutto volevo precisare che il mio palazzo a 5 piani, (e di questo non se ne parli subito, ma dopo le elezioni, perché sa, gli amici impegnati in politica non hanno raccomandato altro, eh), sarà costruito in corso Luciano Liggio, in omaggio al nostro grandissimo dirigente, al nostro teorico ed ispiratore ideologico, il quale, venendo qui a Palermo per essere processato, purtroppo (un uomo come lui dovrebbe essere santificato) ha sentito l’esigenza di dire e dichiarare alla stampa che è venuto per salutare amici e parenti, e tra gli amici ci sono pure io e don Tano seduto, il grande capo. Il parto del progetto è stato faticoso, perché ci sono sempre gli intrusi, gli infami che non si fanno i cazzi propri e vanno a rompere le palle alla buona gente, la gente che lavora e vive dei suoi sacrifici. Comunque alcuni nostri argomenti li hanno regolarmente dissuasi (spari). Ecco, sente gli argomenti? Questi sono i nostri argomenti.
F.: Oh, signor sindaco, anche lei qua?
P.: Io sono un inviato dell’“Express” di Parigi. Mi dica, sindaco, è vero che don Peppino ha costruito negli anni passati a lei e al suo compagno di partito Faro l’Africano cancelli, cancellate e strade di campagna per un valore di tre milioni?
S.: Tutte fesserie, tutte malelingue. Lei sta insinuando troppo (spari)
P. Il sindaco è un amico. Solo lui poteva metterci la buona parole per i miei 240 metri di costruzione, con una cubatura di 3.000 metri cubi, più del doppio di quello consentito dalla legge.
Due fatti caratterizzano quest’Onda pazza e costituiscono, a parer nostro, uno dei moventi dell’omicidio di Peppino: il progetto Z-10 e il progetto della costruzione del palazzo abusivo. La loro approvazione era avvenuta con la massima cautela e non doveva essere pubblicizzata prima delle elezioni, stando a quanto ci aveva riferito Peppino, il quale ne era venuto a conoscenza, non si sa attraverso quale canale, e aveva sputtanato la cosa, sia alla radio, sia nel suo ultimo comizio. Il fatto che della sua testa non siano state trovate briciole, lascia pensare che gli abbiano anche ficcato un candelotto di dinamite in bocca, per dire che aveva parlato “troppo”.
Intanto a Cinisi la DC ha vinto le elezioni, conseguendo la maggioranza assoluta (11 consiglieri) e ha deciso di scrollarsi di dosso qualsiasi incomodo compagno e amministrare da sola. Cinisi, come già otto anni fa, precorre i tempi e conferma il disegno democristiano di restaurazione delle forze più retrive, attraverso l’espropriazione e la svalutazione del potenziale elettorale e politico dei partiti della sinistra, i quali continuano a reggere il moccolo al suicida tentativo di ristrutturazione del processo capitalistico.
Nuovo sindaco di Cinisi, per cambiare, ancora lui, Geronimo alias Calogero Di Stefano.
Salvo Vitale.
Onda pazza del 21 aprile 1978: “Festa della ricotta”
Voce di Salvo: Bene la bollitura è finita. Adesso vediamo cosa prevede il programma. Ore 15,30: distribuzione gratuita di ricotta in ciotole.
Voce di Peppino: Arriva la ricotta, la ricotta.
S.: Fermi tutti, fermi tutti. Alt. Fermi. Primi ad essere serviti devono essere i componenti del consiglio comunale.
P.: A ricotta p’u sinnacu. Amunì!
Voce di Faro: Curnutu, dammi a ricotta, chi mi runi u seru? (che mi dai il siero?) Vossia veni avanti, zu Tanu.
S.: Qua sono, fatemi posto, grazie, grazie, grazie, grazie.
F.: Vossia sinni mancia nantra (un’altra), don Tanu. Don Tanu, nantra.
P.: Chi ci vinissi un cacaruni!
F.: A ricotta pi don Tanu. A ricotta pi don Tanu.
S.: L’amministrazione comunale è stata, è stata servita, e chi ci pighiassi a tutti un gran cacaruni.
P.: Eccoli che scappano, corrono, cominciano a correre, si tengono dietro. Cosa è successo? U cacaruni. Ma chi ricotta è chista (questa)? Oè, dunni stannu iennu (dove stanno andando) a cacari. Tutti darreri u spitalettu (dietro l’ospedaletto) stannu iennu a cacari.
Voce di Silvana: A carte igienica, a carta igienica pu sinnacu. Ecco le passo un metro, due metri. Zu Tanu, vossia puru carta igienica vole?
P.: Don Tanu un caca.
S.: Ore 16,30. Esposizione di prodotti caseari locali. Caciocavallo, quindi cacio e cavallo, ricotta, caciotta. Esposizione di dolci a base di ricotta, solo esposizione questa volta, non distribuzione.
F.: Ma chi l’aiu a taliari sulu (devo guardare solamente) don Santo? Don Santo, minni facissi pigghiari una (me ne faccia prendere una).
P.: Talia comu talia Vitu Zibibbu!
F.: Ma chi è! L’amu a taliari sulu e basta! Don Tanu, ci u ricissi (ce lo dica) vossia a don Santu di rarinni i cosa ruci (di darci i dolci).
P.: Vituzzu, damuci i cosi duci ai picciotti.
F.: Grazie, don Tanu, grazie. Paga vossia don Tanu? Chi paga vossia? È un santo cristiano. Avi lu postu chi si merita, lu postu giustu veramente. Grazie, grazie.
Sn.: Un applauso per don Tanu, bene. Viva don Tanu. Evviva, evviva. Sinni pighiassi n’atra ‘nticchia (Se ne prenda un altro po’).
P.: Ma mi sentu un dulureddu di panza…
F.: Chi ci sta vinennu u scisuni (diarrea) puru a vossia?
P.: Sta attentu a comu parri (come parli), picchì don Tanu un caca e si caca caca duro.
Da: 10 anni di lotta contro la mafia, luglio 1978.
Onda pazza del 28 aprile 1978: “C’era una volta…”
Voce di Salvo: C’era una volta, tanto tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, lontano.
Voce di Faro: Mafiopoli. Un paese tranquillo ove c’erano tanti amici, amici, amici, tutti erano amici, amici di qua, amici di là, e allora in questo paese c’era un consiglio comunale che doveva uscire, uscire perché aveva fatto contenti tanti tanti amici ed era arrivato il momento che ci dovevano essere le elezioni in questo paese così tranquillo, tranquillo, Mafiopoli. E così, cosa successe?
Voce di Peppino: Erano le 23,56 del 29 marzo e il consiglio comunale prima di sciogliersi doveva convocarsi per discutere gli emendamenti al piano di fabbricazione dietro richiesta del decaduto vice sindaco, del decadente vice sindaco Franco Manesci. Ma il sindaco Franco Manesci, ma il sindaco Geronimo Stefanini convocava il consiglio comunale decadente alle 24 e un minuto del 30 marzo…
F.: E sì, sì l’hanno fottuto per cinque minuti, per cinque minuti.
P.: E sì, sì cinque minuti e il consiglio comunale di Mafiopoli scadde, scadde, scadde e fu così che non è stato più possibile discutere gli emendamenti al piano di fabbricazione, e fu così che fu impossibile discutere del campo sportivo, e fu così che fu impossibile trasportare il campo sportivo di Mafiopoli dal posto in cui attualmente si trova in un altro posto, un posto più tranquillo per dare la possibilità alla zietta di riprendersi il suo terreno, ma la zietta di chi? E fu così che i mafiopolesi furono costretti a vedere le partite di pallone disturbati dal rumore assordante degli aerei Dc9, Dc10, Zeta11, Dc. Di tutti quei corpi estranei alla partita. F.: E venne il giorno che furono presentate le liste elettorali per il nuovo consiglio comunale, perché quello che c’era prima doveva uscire. Così si sono presentati. Chi si è presentato?
P.: Si sono mobilitati gli amici, gli amici, gli amici degli amici, e gli amici degli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici e poi ancora gli amici degli amici degli amici degli amici, degli amici.
F.: Amici, amici.
P.: E fu così che furono presentate le liste elettorali. Il primo posto venne conquistato dalla lista della sinistra avanzata rivoluzionaria. No, sinistra avanzata reazionaria. No, Sinistra avanzata ma non troppo. Anzi poco. Pci, lista capeggiata dal vice sindaco uscente decadente Franco Manesci, quello che era già stato inculato precedentemente.
F.: La seconda lista è stata quella dei fascisti che sono sempre presenti e mai assenti.
P.: Capeggiata dal consigliere decadente geometra Duce Maltese, Duce Maltese, ducetto, dolcetto, ducese, allora sì, geometra Ducese. Al terzo posto fu presentata la lista repubblicana capeggiata da Totò Cacamano, Cacamano. Totò Cacamano, e poi chi abbiamo al quarto posto?
F.: Allora, al quarto posto abbiamo quattro scalmanati, quattro ragazzini ambiziosi, orgogliosi che vogliono risolvere i problemi, ma che cosa debbono risolvere?
P.: Quattro scalmanati che rompono le scatole, le balle, continuamente le palle.
F.: Quel gruppo cattivo…
P.: …che non si fanno i cazzi propri. Sarebbe stato meglio che rimanevano a casa, a loro posto, non immischiati e debbono continuamente occuparsi dei cazzi degli amici, degli amici, degli amici degli amici. Quattro scalmanati che non si fanno i cazzi propri.
F.: Poi abbiamo, abbiamo…
P.: …poi abbiamo, abbiamo al quinto posto dotti medici e sapienti.
F.: Ma non ci sono soltanto i dotti, i medici e i sapienti. Ci sono anche gli uomini di provata fede e le donne di provata fede, di fede provatissima. Cattoliche integerrime, osservanti e praticanti. E sì, sì, pregheranno, pregheranno per noi, e poi e poi ci sono gli amici degli amici che pregano pure loro, gli amici che pregano pater noster…(Recita del pater noster in latino). Loro pregano sempre. Preghiamo tutti insieme e nomine patris filis spiriti sancti amen. Pregano, tutti, sì loro pregano sempre, pregano, pregano, pregano. E poi e poi e poi e poi ci sono gli amici, dicevo pregano anche loro per la vittoria della D.C. Pregano anche loro. Don Tano, don Tano che è un uomo di grande fede, di fede immensa, un uomo che crede fino in fondo nella divinità, che crede fino in fondo nei santi, che crede fino in fondo nella pace divina, nella pace eterna. Don Tano che ha dato due milioni per festeggiare la santa del Furi, la santa del Furi, due milioni, la festa l’ha pagata tutta, tutta lui, don Tano che non è mai, non diventa mai un malu cristiano, è sempre stato un santo cristiano. Don Tano, don Tano che prega. (colonna sonora di “Un dollaro d’onore”, colpi di pistola).
F: Don Tano sta pregando per la vittoria della Dc, affinché la Dc possa avere la posizione migliore, affinché tutti si pieghino e gli diano anche il culo… “O fratelli dateci una mano”… don Tano seduto è commosso: in questo momento sta recitando un atto di dolore per tutti i peccati che ha commesso, affinché venga perdonato dalla santa Dc e dal popolo fratello di Mafiopoli… “Fratelli, adesso sono puro, sono puro adesso, il mio atto di dolore è segno che sono ritornato sulla retta via, che sto pregando per voi, che i miei sacrifici sono tutti per voi. Vi prego con i miei vecchi argomenti” (spari).
P.: Votate D.C. (disco “Odio l’estate”).
P.: Sì, ma a Mafiopoli è primavera, è primavera elettorale. Le margheritine abbondano, le rose sorridono, i fiori impazzano. Oh, che atmosfera! ma al di là della stagione, al di là della primavera ci sono gli uomini di tutte e per tutte le stagioni a Mafiopoli. Basta pensare che un uomo ha sottoscritto per tre candidature diverse: ha in tasca la tessera del Pci e aveva promesso di sottoscrivere la candidatura per questo partito, poi si è deciso a sottoscrivere anche la candidatura per la lista civica e poi ha in tasca della giacca un assegno rilasciato non si sa da chi. Si dice da Toto Cacamano, il quale dice che ha a disposizione venti milioni da spendere in questa campagna elettorale.
F.: Sono tanti milioni, votate, votate. Tanti milioni.
P.: Ma dicevo delle candidature. Bene, si è deciso anche a sottoscrivere una candidatura per il partito repubblicano capeggiato da Totò Cacamano.
F.: La detta pampina.
P.: Pampina, e speriamo che serva, che possa servire, ma non sarà così, a tappare qualche buco… o a coprire il peccato, il peccato, il peccato d’origine. O non di origine. Beh, non ha importanza!
F.: Il peccato mortale.
P.: L’importante… importanti sono i traffici, e i traffici sono tanti e tali che non si possono coprire. Non si può coprire con una foglia una nave che trasporta chi sa che cosa, che fuma, non si può coprire con una foglia. E si può coprire un porto con una foglia? E sì, non si può, non si può, non si può. Comunque questo uomo per tutte le stagioni, questo uomo dicevo, è rimasto nelle mani di Totò Cacamano. Diciamo, è un uomo abbastanza, abbastanza sensibile. La sua sensibilità politica, la sua in fondo è stata una manifestazione di sensibilità politica, di sensibilità politica (disco “Mi vendo”).
F.: Comunque la grossa sorpresa di queste elezioni è un’assenza, l’assenza di un personaggio che è andato, diciamo, in ritirata.
P.: Ci sono i motivi. Certo che ci saranno. Non è che siano molto chiari, comunque pensiamo che abbia una motivazione valida per cui è andato in ritirata. Eh sì; è andata in ritirata perché anche lui ha i suoi problemi, i suoi grossi problemi. Ha per la testa delle cose grosse, grossissime. Sì, per la testa delle cose molto grosse, molto grosse. (disco “Ritornerà”). Certo che ritornerà. E sì, ritornerà. Non c’è dubbio, ritornerà, è in momentaneo ritiro. Non ne possiamo fare a meno, è indispensabile, ritornerà.
Questa Onda pazza è la penultima trasmissione di Peppino e si caratterizza per quattro elementi;
1) l’attacco al Pci e al suo capolista, cui Peppino non riuscì mai a perdonare l’alleanza con la Dc e la corresponsabilità nel piano di devastazione del territorio operato in quegli anni;
2) l’attacco a don Tano Badalamenti, preso a simbolo dell’alleanza tra mafia, chiesa e Dc, in un tessuto sociale quasi interamente sotto il suo controllo. Si dice che uno dei suoi figli sia stato battezzato da Bernardo Mattarella;
3) l’attacco a Totò “Cacamano”, personaggio di riguardo a Cinisi di cui Peppino diceva che gestiva un deposito di carburanti al porto di Palermo e forse anche a quello di Genova;
4) l’attacco a Pandolfo (allora esponente del Psdi), uno dei bersagli preferiti della satira di Peppino.
Salvo Vitale