Il Tempo e la Giustizia. Processo penale e crisi della legalità
Il Tempo e la Giustizia. Processo penale e crisi della legalità
Si parla tanto di crisi della giustizia ma bisognerebbe parlare di crisi della legalità democratica. Non è un problema nuovo, ma negli ultimi anni si è ulteriormente aggravato.
Possiamo dire che nel nostro Paese c’è una fragilità della cultura democratica, con una Costituzione frutto del patto sociale tra le forze antifasciste, infranto in corso d’opera con l’esclusione di una parte consistente di esse dal governo del Paese.
A questa debolezza storica si è aggiunta nell’ultimo periodo una vera e propria eversione del diritto, così com’è codificato dal dettato costituzionale, con l’attacco quotidiano agli organi di controllo, dalla magistratura alla Corte costituzionale, la legiferazione ad personam, l’archiviazione del Parlamento, ridotto a ufficio di registrazione della decretazione fintamente d’urgenza, la riduzione dell’esecutivo a corte del sultano, l’attacco alla libertà di informazione.
Il problema per il governo e la sua maggioranza non è stato, e non è, migliorare la giustizia, a cominciare dalla necessaria riduzione dei tempi del processo, ma sfuggire alla giustizia e stravolgere la giustizia. La giustizia non è regolazione della convivenza, tutela delle minoranze e garanzia di pluralismo, ma legge del più forte, imposizione degli interessi dei potenti a una massa di sudditi, spogliati del loro statuto di persone e di cittadini.
Conta fino a un certo punto la desolante meschinità dei personaggi, ogni giorno in vetrina sugli schermi televisivi. Quel che conta è la dittatura dell’interesse personale, il governo stravolto in comando, l’autoassoluzione da reati più o meno gravi, il voto considerato come legittimazione dell’arbitrio, la riscrittura delle regole e la loro trasgressione con la garanzia dell’impunità. Il sedimentare di un regime che condivide e legalizza prassi illegali e mafiose. Tutto questo trova la sua iconizzazione nella giustizia e nel processo.
Il convegno vuole porsi alcune domande cruciali: un processo che prevede normalmente tre gradi di giudizio è una forma di giustizia o il passaporto per la sua elusione? E’ praticabile l’obbligatorietà dell’azione penale con il continuo lievitare delle fattispecie di reato? Come si articola nella società contemporanea il pluralismo dei poteri? Come si ricostituisce un tessuto di socialità democratica senza una presa di coscienza diffusa? Qual è il ruolo dell’informazione? Come si fa una lotta seria alle mafie senza affrontare il problema del loro sistema di rapporti? Con la criminalizzazione degli immigrati l’Italia è un Paese razzista?
Su questi temi vogliamo avviare un riflessione e un confronto che debbono trovare delle risposte adeguate e praticabili.