Il ’68 e il ’77
csd appunti / 9
Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato
Palermo 2008
56 pagine
Eu. 3
Umberto Santino
Il '68 e il '77 a Palermo
Nelle cronologie sugli avvenimenti del ’68 la Sicilia figura per due eventi: il terremoto del Belice del gennaio e, il 2 dicembre, l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di due braccianti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, ad Avola, durante uno sciopero. In seguito a quell’eccidio saranno abolite le gabbie salariali che condannavano i lavoratori meridionali a un trattamento diverso da quello per i lavoratori del resto del Paese. Sembra che tra i morti del terremoto e i morti di Avola non ci sia stato niente di significativo, a riprova che in terra di Sicilia non possa accadere altro che non sia uno sconvolgimento naturale e un massacro, l’ennesimo, di manifestanti per diritti che non sono mai arrivati. Eppure, anche in Sicilia, e in particolare a Palermo, c’è stato il ’68, ci sono state cioè manifestazioni, occupazioni di scuole e di facoltà universitarie, ci sono state assemblee, controcorsi autogestiti, contestazioni, c’è stato insomma quell’insieme di atti, gesti, manifestazioni, documenti, vissuti che si definisce «il ’68».
[…]
Le prime avvisaglie di quello che viene ricordato come il «movimento del ’77» cominciarono a Palermo. Gia nel dicembre del ’76 per le strade della città manifestano 10.000 studenti medi. Si parlava di riflusso, ma a quanto pare non c’è nessuna voglia di rifluire. [… Nel 1977] Anche a Palermo ci sono scontri, ma non ci sono morti come in altre città. […]A Bologna l’11 marzo viene ucciso lo studente di Lotta continua Francesco Lorusso. Figlio di un generale, faceva pure il barelliere a Lourdes. […] Gli studenti di Palermo rispondono con un corteo in cui si fa ricorso all’ironia: sfilano in 3000 e molti hanno sul petto un cartoncino con il tiro a segno. […]In una fotografia pubblicata nel libro Le compagne, i compagni, il movimento del ’77 a Palermo, pubblicato dal Centro siciliano di documentazione, nato in quell’anno, si vede Peppino Impastato seduto nel cortile della Centrale in via Maqueda. Ha fatto parte di Lotta continua, ora è vicino all’area dell’Autonomia. La sua radio, aperta a maggio di quell’anno, si chiama Radio Aut, ma considera la violenza brigatista «il partito della morte, della paura, dell’espropriazione della lotta di massa».