9 maggio. Ore 1,40: il macchinista del treno Trapani-Palermo, Gaetano Sdegno, transitando in località “Feudo”, nel territorio di Cinisi, avverte uno scossone, ferma la locomotiva e constata che il binario era tranciato. Avverte il dirigente della stazione ferroviaria che, alle 3,45, chiama per telefono i carabinieri. Questi accorrono sul posto. Oltre ai carabinieri nelle ore successive accorrono molti curiosi, mentre i compagni di Impastato vengono tenuti a distanza. Sul posto c’è anche il medico Salvatore Di Bella e arriva, da Palermo dove abitava, il pretore di Carini Giancarlo Trizzino che alle 6,45 dà inizio alla stesura del verbale di ricognizione, scritto dal maresciallo dei carabinieri Alfonso Travali, in cui si dice che il binario è stato divelto per un tratto di circa 40 centimetri e che nel raggio di circa 300 metri sono sparsi resti umani. La persona deceduta in seguito all’esplosione viene identificata presumibilmente in Giuseppe Impastato. I resti vengono raccolti frettolosamente dal necroforo Giuseppe (Liborio) Briguglio che in seguito riferisce di avere, su indicazione dei carabinieri, cercato e trovato tre chiavi e che un carabiniere ne ha trovato un’altra, quella della sede di Radio Aut. Il necroforo riferirà anche di avere trovato, in un casolare vicino al luogo dell’esplosione, una pietra macchiata di sangue e di averla data ai carabinieri:?della pietra non si è trovata traccia, come pure delle tre chiavi. Dalle ore 7 alle ore 8 i carabinieri, tra cui il brigadiere Carmelo Canale, giunto da Partinico, ispezionano la casa della zia dove abitava Giuseppe (Peppino) Impastato e sequestrano sei lettere e un manoscritto in cui parlava di proposito suicida. Alle 9,30, su disposizione del pretore, il tratto di binario tranciato dall’esplosione viene riparato. Alle 9,45 giunge alla Procura di Palermo un fonogramma del pretore Trizzino che informa dell’accaduto. Alle ore 10 il brigadiere dei carabinieri del reparto operativo di Palermo Antonio Sardo, giunto quando già la linea ferroviaria era stata ripristinata, redige una relazione di servizio in cui si legge che l’esplosivo impiegato era “verosimilmente esplosivo da mina comunemente impiegato nelle cave di pietra e per sbancamento di terreno”.
Sul luogo giunge anche il sostituto procuratore di turno, Domenico Signorino, seguito dal procuratore aggiunto Gaetano Martorana, il quale invia al procuratore generale un fonogramma con la seguente intestazione: “Attentato alla sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitarda. Morte di persona allo stato ignota, presumibilmente identificatesi in IMPASTATO Giuseppe” e in cui si dice: “Verso le ore 0,30-1 del 9.05.1978 persona allo stato ignota, ma presumibilmente identificatesi in tale IMPASTATO Giuseppe, in oggetto generalizzato, si recava a bordo della propria autovettura FIAT 850 all’altezza del km. 30+180 della strada ferrata Trapani-Palermo per ivi collocare un ordigno dinamitardo. che, esplodendo, dilaniava lo stesso attentatore”. Il fonogramma viene inviato prima dell’identificazione ufficiale che avviene alle 12,15 in seguito alla “perizia necroscopica” nell’obitorio di Cinisi.
I carabinieri agiscono sotto la direzione del maggiore Antonio Subranni, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo, accompagnato dal capitano Emanuele Basile, e sul posto poco prima delle 9 giunge il dirigente dell’ufficio della Digos di Palermo Alfonso Vella che si reca nella caserma dei carabinieri e viene informato del reperimento della lettera in casa della zia di Peppino. Nonostante che la tesi sia quella dell’attentato terroristico compiuto da un suicida, Vella sarà escluso dalle indagini.
Nella mattinata i carabinieri continuano le perquisizioni nella casa della madre, Felicia Bartolotta, e in quelle dei compagni di Peppino, nella sede di Radio Aut, aperta con la chiave trovata sul posto dell’esplosione, e requisiscono vari materiali: i libri di Peppino, numeri di “Lotta continua”, il libro di Erich Fromm Anatomia della distruttività umana. Non vengono perquisite le case dei mafiosi né le cave di pietra della zona, notoriamente gestite da mafiosi. Nel corso della giornata nella caserma dei carabinieri vengono interrogati i compagni di Peppino e nel primo pomeriggio arriva la notizia del ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro.
A Cinisi si recano parecchi compagni e due avvocati: Turi Lombardo e Michelangelo Di Napoli, che redigeranno l’esposto dei familiari e per un certo periodo seguiranno le indagini.
Sui muri di Cinisi appare un manifesto, ad opera di Salvo Vitale, uno dei più attivi collaboratori di Peppino a Radio Aut, e di Gino Scasso, dirigente di Democrazia proletaria di Partinico: “Peppino Impastato è stato assassinato. Il lungo passato di militante rivoluzionario è stato strumentalizzato dagli assassini e dalle “forze dell’ordine” per partorire l’assurda ipotesi di un attentato terroristico. Non è così! L’omicidio ha un nome chiaro: MAFIA. Mentre ci stringiamo intorno al corpo straziato di Peppino, formuliamo una sola promessa: continuare la battaglia contro i suoi assassini. Democrazia proletaria”.
I compagni di Peppino di Palermo affiggono un manifesto con la scritta: “Peppino Impastato è stato assassinato dalla mafia”.
10 maggio. Al funerale partecipano oltre mille persone, in gran parte giunte da Palermo e dai centri vicini.
Viene presentato un rapporto del maggiore dei carabinieri Subranni, secondo cui Impastato sarebbe morto compiendo un attentato “perpetrato… in maniera da legare il ricordo della sua morte ad un fatto eclatante”.
11 maggio. Esposto alla Procura a firma di Francesco Carlotta, Giuseppe Barbera e Paola Bonsangue, in rappresentanza di associazioni, giornali e gruppi politici (Centro di controinformazione F. Lorusso, Centro siciliano di documentazione, Lotta continua, Quotidiano dei lavoratori, Democrazia proletaria, Praxis, Collettivo di lavoro Radio Aut, Collettivo di lavoro di Radio Sud, Libreria Centofiori), in cui si esclude l’ipotesi dell’attentato e si sostiene che Impastato è stato prima sequestrato e poi ucciso con una carica di esplosivo.
A Palermo, in mattinata, affollata assemblea alla Facoltà di Architettura. Partecipano: Giuseppe Barbera, Franco Calamida, Umberto Santino, il professore di Medicina legale Ideale Del Carpio.
Nel pomeriggio a Cinisi si svolge il comizio che doveva tenere Peppino. Parlano: Giampiero La Fata, compagno di Peppino, Umberto Santino, presidente del Centro siciliano di documentazione di Palermo, Franco Calamida, dirigente nazionale di Democrazia proletaria. Badalamenti viene indicato come il mandante dell’omicidio.
12 maggio. In mattinata manifestazione di studenti a Palermo, con cariche della polizia. Nel pomeriggio vengono consegnati al prof. Del Carpio alcuni frammenti del corpo di Peppino e una pietra macchiata di sangue. I frammenti sono stati raccolti dai compagni di Peppino che hanno continuato le ricerche, nel corso delle quali hanno anche trovato la pietra all’interno del casolare nei pressi del binario, dove era stato portato, già tramortito.
Si costituisce, presso il Centro siciliano di documentazione, il Comitato di controinformazione Peppino Impastato.
13 maggio. In mattinata il sostituto procuratore Francesco Scozzari, assieme al prof. Del Carpio, ad alcuni ufficiali di polizia giudiziaria, elementi della squadra scientifica dei carabinieri, due periti medico-legali, alla presenza dei compagni di Peppino, Giampiero La Fata e Vito Lo Duca, ispezionano il casolare dove è stata trovata la pietra. Viene asportata e repertata un’altra pietra con tracce organiche.
Viene consegnato un altro sacchetto con altri resti, trovati da altri compagni di Peppino. Il compagno di Peppino Faro Di Maggio consegna ai carabinieri un pezzo di stoffa con tracce di “sostanza solidificata argentata”, su cui non sarà effettuato nessun accertamento. Un altro compagno, Pino Manzella, denuncia che la sua casa di campagna, dove erano stati portati temporaneamente i resti del corpo di Peppino, è stata trovata con le porte aperte e “dentro tutto sottosopra”.
14 maggio. Elezioni amministrative: Peppino viene eletto con 260 voti di preferenza. A Cinisi Democrazia proletaria ha il 6 per cento dei voti. La Democrazia cristiana ha 2.098 voti, balzando dal 36,2 per cento delle elezioni del 1972 al 49 per cento.
16 maggio. Viene presentato alla Procura di Palermo l’esposto della madre e del fratello Giovanni.
Il “Giornale di Sicilia” pubblica passi della lettera in cui Peppino manifesta propositi di suicidio. Passa così la tesi del suicidio nel compimento di un attentato.
19 maggio. Il sostituto procuratore Domenico Signorino dà l’incarico di perizia balistica per accertare il tipo di esplosivo usato nella morte di Impastato.
Nel pomeriggio, a Cinisi, manifestazione indetta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, dalla Federazione giovanile socialista, dal Movimento lavoratori per il socialismo, da Democrazia proletaria e dal Comitato di controinformazione, dal Partito radicale, dal quotidiano “Lotta continua”. Parlano l’avvocato Turi Lombardo, il sindacalista Franco Padrut (che viene interrotto), Umberto Santino.
Polemiche per lo scarso impegno del sindacato nella preparazione della manifestazione.
Il Comitato di controinformazione, costituitosi presso il Centro siciliano di documentazione, avvia una sottoscrizione per Radio Aut: verranno raccolte solo 834.000 lire.
29 maggio. Il sostituto procuratore Signorino incarica i periti medico-legali di accertare le cause della morte di Impastato.
30 maggio. Il maggiore dei carabinieri Subranni, dopo ulteriori indagini in seguito alla presentazione dell’esposto di alcuni compagni di Peppino, conferma la sua tesi: suicidio compiendo scientemente un attentato terroristico.
Luglio. A cura del Comitato di controinformazione esce il bollettino 10 anni di lotta contro la mafia.
28 ottobre. Vengono effettuate le perizie balistiche per accertare il tipo di esplosivo impiegato per fare saltare il corpo di Impastato.
6 novembre. Il sostituto procuratore Signorino trasmette gli atti all’Ufficio Istruzione per aprire un procedimento per omicidio premeditato, a carico di ignoti.
9 novembre. La madre di Impastato si costituisce parte civile. Il fratello Giovanni lo farà il 12 dicembre successivo.
Novembre. Promemoria di Radio Aut, redatto da Salvo Vitale, all’attenzione del consigliere istruttore Rocco Chinnici.
Esce il bollettino “9 maggio”. Tra il 1978 e il 1980 usciranno sei numeri.
Gennaio. Su sollecitazione del rappresentante del Comitato di controinformazione, Umberto Santino, Democrazia proletaria si costituisce parte civile. Avvocati: Umberto Terracini, Ambrogio Viviani (presidente della Commissione giustizia), Francesco Tassone. Solo quest’ultimo svolgerà qualche attività.
10 febbraio. Comunicazione giudiziaria a Giuseppe Finazzo, indiziato per l’omicidio di Impastato.
14 febbraio. Arresto di Giuseppe Amenta, per falsa testimonianza. Giovanni Riccobono, compagno di Peppino e cugino dei fratelli Giuseppe e Carmelo Giovanni Amenta, aveva dichiarato che Giuseppe Amenta, presso cui lavorava, il giorno precedente il delitto gli aveva detto: “Non andare domani a Cinisi: mio fratello mi ha detto che deve succedere qualcosa di grosso”. I fratelli Amenta non avevano confermato la dichiarazione di Riccobono e il consigliere istruttore Rocco Chinnici ha spiccato il mandato di cattura.
17 febbraio. A Cinisi, al cinema Alba, Radio Aut, Democrazia proletaria di Cinisi, il Comitato di controinformazione Peppino Impastato organizzano un convegno su “Potere mafioso e lotta di classe”, con Giovanni Impastato, Giuseppe Di Lello, Michele Pantaleone, Umberto Santino, Salvo Vitale e gli avvocati Michelangelo Di Napoli e Turi Lombardo.
Febbraio. Documento di Radio Aut e del Comitato di controinformazione sull’andamento delle indagini per il delitto Impastato.
Aprile. Si formano comitati di controinformazione a Castellammare, Partinico, Caltanissetta.
Il Comitato di controinformazione di Palermo propone che si organizzi una manifestazione nazionale per il 9 maggio, primo anniversario dell’assassinio di Impastato.
Viaggio in Calabria, contatti con varie realtà a livello nazionale per preparare la manifestazione nazionale.
5 aprile. A Palermo, nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza, si svolge il convegno su “Mafia: potere o criminalità. Indizio e prova nei processi ai mafiosi”, organizzato dal Collettivo di Giurisprudenza e Scienze politiche, dal Comitato di controinformazione, da Radio Aut, Radio Sud, Democrazia proletaria, con l’adesione del Movimento lavoratori per il socialismo, del Partito socialista, del Partito comunista e del Comitato di agitazione fuori sede. Partecipano: Nino Caleca responsabile della commissione problemi dello Stato del Pci, Giorgio Chinnici della Facoltà di Economia e Commercio, Giuseppe Gambino di Magistratura democratica sezione di Reggio Calabria, Umberto Santino del Comitato di controinformazione.
25 aprile. A Cinisi comizio di Democrazia proletaria e del Comitato di controinformazione con Giuseppe Di Lello, Giovanni Impastato, Silvano Miniati, Umberto Santino.
Prima, comizio del Pci con Emanuele Macaluso ed Elio Sanfilippo, segretario provinciale.
Maggio. Nei giorni precedenti la manifestazione viene pubblicato il bollettino del Centro siciliano di documentazione e del Comitato di controinformazione Accumulazione e cultura mafiose.
9 maggio. Manifestazione nazionale contro la mafia nel primo anniversario dell’assassinio di Peppino. Al corteo partecipano circa 2.000 persone, provenienti da varie parti d’Italia. Imponente schieramento di forze dell’ordine.
Parlano, nell’ordine: Giovanni Riccobono, Giovanni Impastato, Giuseppe Gambino, Salvatore Ferraro, Umberto Santino, Silvano Miniati. In piazza del Municipio viene presentata la mostra “Mafia oggi”, rielaborazione della mostra su “Mafia e territorio”, preparata da Giuseppe Impastato.
Maggio-giugno. Alle elezioni politiche Giovanni Impastato viene presentato come capolista di Nuova sinistra unita nel collegio di Palermo. Umberto Santino viene candidato nel collegio Milano-Pavia. Il risultato elettorale è disastroso: nessun seggio.
5-6 giugno. Durante la notte viene ucciso il cane di Giovanni Impastato: è una intimidazione per l’attività che sta svolgendo contro gli assassini del fratello.
12 dicembre. L’avvocato Francesco Tassone presenta un esposto, su appunti di Umberto Santino, in cui chiede il sequestro dell’incarto relativo alla costruzione di un palazzo abusivo di Giuseppe Finazzo e al villaggio turistico in contrada Pozzillo (progetto Z10).
In seguito all’esposto dell’avvocato Tassone, il consigliere Rocco Chinnici ordina il sequestro delle pratiche del comune di Cinisi di cui Impastato si era occupato, tra cui le licenza edilizie per la costruzione del palazzo abusivo di Finazzo e per il villaggio turistico.
30 gennaio. Arresto del capo dell’Ufficio tecnico del comune di Cinisi, Giuseppe Maltese, accusato di interesse privato in atti d’ufficio.
9 maggio. Corteo per le strade di Cinisi e comizio dei radicali Mimmo Pinto, Adele Faccio e di Salvo Vitale.
20 maggio. Il Centro siciliano di documentazione, operante dal 1977, si costituisce come associazione culturale e viene intitolato a Giuseppe Impastato.
27 maggio. Il consigliere istruttore Rocco Chinnici dispone una perizia tecnica sulle denunce di Impastato relative ad abusi edilizi e incarica gli ingegneri Benedetto Colajanni e Guido Umiltà di effettuare la perizia. Viene nominato perito di parte l’architetto Marta Galimberti. In seguito questa pista verrà abbandonata.
Estate. Chiude Radio Aut.
Si forma un gruppo musicale per la preparazione di uno spettacolo. Si farà un disco.
Dal 1981 al 1983 la guerra di mafia in corso tra Badalamenti e i suoi alleati e i “corleonesi” e i loro alleati provoca a Cinisi molti omicidi. Conflitti tra mafiosi, che coinvolgono uomini di Badalamenti, si svilupperanno anche negli Stati Uniti.
9 maggio. Nel terzo anniversario della morte di Impastato, iniziative organizzate da Democrazia proletaria. Sit-in davanti al palazzo di giustizia di Palermo. A Cinisi corteo e comizio con Mario Capanna, Giovanni Impastato, Gaspare Nuccio.
19 agosto. Omicidio di Nino Badalamenti, cugino di Gaetano.
18 settembre. Attentato a Procopio Di Maggio, che riesce a sfuggire all’agguato.
23 settembre. Uccisione di Luigi Impastato, schedato come mafioso e legato al clan Badalamenti.
1 ottobre. Ucciso a Castellammare del Golfo Nino Buccellato, genero di Vincenzo Rimi e cognato di Gaetano Badalamenti.
2 ottobre. Ucciso a Roma Stefano Gallina di Villagrazia di Carini.
9 ottobre. A Palermo, in piazza Marina, viene ucciso Calogero Misuraca, residente a Cinisi.
13 ottobre. Nelle campagne di Terrasini uccisione di Andrea Ventimiglia.
18 ottobre. Ucciso a Roma Salvatore Marcianò di Villagrazia di Carini.
16 novembre. I periti nominati d’ufficio per accertare le irregolarità in materia edilizia presentano le loro conclusioni.
20 dicembre. Uccisione di Giuseppe Finazzo. Perquisizione in casa di Giovanni Impastato e comunicato del Centro Impastato: i familiari di Peppino hanno rinunciato a qualsiasi forma di vendetta privata, scegliendo inequivocabilmente la strada della giustizia e dell’impegno antimafia.
15 gennaio. Uccisione di Giacomo Impastato, sposato con una figlia di Vito Badalamenti, fratello di Gaetano.
26 gennaio. A Isola delle Femmine uccisione di Nicolò Piombino, carabiniere in pensione. Collaborava con la giustizia per la ricostruzione di delitti avvenuti nella zona.
8 febbraio. Ucciso a Palermo Paolo Mazzola, un imprenditore originario di Partinico, ritenuto vicino a Gaetano Badalamenti.
22 febbraio. Il perito di parte Marta Galimberti presenta i suoi rilievi.
9 maggio. A Cinisi corteo e comizio con Emilio Molinari, Giovanni Impastato, Elio Sanfilippo, segretario provinciale del Pci (il 30 aprile erano stati uccisi Pio La Torre e Rosario Di Salvo).
4 ottobre. Ucciso a Palermo Leonardo Galante, originario di Castellammare del Golfo, cognato di Gaetano Badalamenti e funzionario dell’ESA (Ente Sviluppo Agricolo).
19 ottobre. Ucciso Salvatore Badalamenti, un ragazzo di 17 anni figlio di Nino.
9 maggio. A Cinisi corteo e comizio con Giovanni Impastato e Stefano Semenzato di Democrazia proletaria.
In corso Umberto I, all’altezza della casa della madre di Peppino viene apposta la scritta “Corso Giuseppe Impastato”. La scritta scomparirà anni dopo con l’abbattimento della casa e la costruzione di un nuovo edificio.
Petizione popolare per chiedere che una strada di Cinisi venga intestata a Giuseppe Impastato. Vengono raccolte 500 firme.
2 giugno. A Marsala omicidio di Silvio Badalamenti, nipote di Gaetano.
8 ottobre. A Cinisi, in un agguato a Procopio Di Maggio viene ucciso Salvatore Zangara, segretario del PSI, che passeggiava con Di Maggio, che riesce a sfuggire all’agguato e insegue gli attentatori con la pistola. Ferite tre persone.
15 ottobre. A Cinisi uccisione di Salvatore Mazzola, vicino a Di Maggio.
23 ottobre. In Brasile viene arrestato Tommaso Buscetta, in compagnia di Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano.
10 novembre. Nel New Jersey scompaiono Matteo e Salvatore Sollena, originari di Cinisi, parenti di Badalamenti. Una settimana dopo viene trovato il corpo di Salvatore, mentre quello di Matteo sarà trovato il 19 novembre.
21 novembre. All’ospedale di Carini verso mezzanotte cinque killer uccidono Natale Badalamenti, che assisteva la moglie ricoverata. Natale Badalamenti si occupava di una fattoria di Gaetano, in un terreno limitrofo alle proprietà dei Coppola di Partinico.
23 novembre. Durante il funerale di Natale Badalamenti viene ucciso a Cinisi Giacomo Palazzolo, impiegato al Banco di Sicilia. Era figlio di Antonino Palazzolo, ucciso nel 1961 all’interno della guerra di mafia tra i Greco e i La Barbera.
28 novembre. Sei persone arrestate a Cinisi, tra cui Pino Lipari, figlioccio di Badalamenti, azionista del camping Z10.
3 dicembre. Ucciso a Balestrate Pasquale Cottone, fedelissimo della cosca Badalamenti.
4 dicembre. Ucciso a Cinisi il pastore Saverio Munacò, ritenuto vicino alla cosca Badalamenti.
30 dicembre. Tra Cinisi e Terrasini muore carbonizzato in un’autovettura il giovane Salvatore Amorello, con precedenti per furto. Aveva preso in gestione la pompa di benzina dei Di Maggio, dopo l’attentato del 18 settembre 1981.
20 febbraio. A Terrasini uccisione di Girolamo Di Maggio, legato non da parentela ma da amicizia alla famiglia di Procopio Di Maggio. A Solingen, in Germania, viene ucciso Agostino Badalamenti, figlio di Natale ucciso nell’ospedale di Carini il 21 novembre del 1983.
8 aprile. A Madrid arresto di Gaetano Badalamenti, assieme al figlio Vito e al nipote Pietro Alfano.
30 aprile. A Palermo uccisi Ignazio e Michele Biondo, padre e figlio, di Cinisi, legati ai Di Maggio.
Maggio. Ordinanza-sentenza istruttoria, predisposta dal consigliere istruttore Rocco Chinnici, ucciso il 29 luglio 1983, e completata e firmata dal suo successore Antonino Caponnetto: si riconosce che Impastato è stato ucciso dalla mafia, per il suo impegno di denuncia e di lotta, ma si sostiene che non si possono individuare i responsabili del delitto.
Comunicato stampa del Centro Impastato: gli assassini di Impastato hanno nome e cognome. Si chiede di tenere aperta l’inchiesta. Comunicati di Democrazia proletaria e del Pci.
9 maggio. A Cinisi comizio di Democrazia proletaria, con Gino Scasso, Salvo Vitale, Guido Pollice.
13 maggio. I magistrati Falcone e Sciacchitano si recano negli Stati Uniti ma non riescono ad ottenere l’estradizione di Badalamenti.
Settembre. In base alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta viene ricostruita la composizione della mafia di Cinisi. Gaetano Badalamenti sarebbe stato il capo fino ai primi mesi del 1978, dopo sarebbe stato sostituito da un reggente, Nino Badalamenti. Tra i membri più noti: Procopio Di Maggio, Giovambattista Di Trapani, Emanuele e Natale Badalamenti. I sopravvissuti Di Maggio e Di Trapani sarebbero passati con i “corleonesi”.
6 ottobre. Tra Cinisi e Terrasini vengono uccisi Calogero Caruso e Leonardo Rimi. Quest’ultimo era figlio di Filippo e fratello di Natale, eredi di Vincenzo Rimi, per molti anni capomafia di Alcamo. I Rimi sarebbero tra i “perdenti” nella guerra di mafia con i “corleonesi”.
Ottobre-novembre. Il Centro Impastato pubblica il dossier Un amico a Strasburgo. Documenti della Commissione antimafia su Salvo Lima. Il dossier viene presentato a Roma in novembre e a Strasburgo in dicembre.
15 Novembre. Gaetano e Vito Badalamenti e Pietro Alfano vengono estradati dalla Spagna negli Stati Uniti.
Aprile. Relazione di minoranza alla Commissione antimafia, presentata da Democrazia proletaria, a cui ha collaborato il Centro Impastato.
9 maggio. Comizio a Cinisi, con Giovanni Impastato, Alberto Mangano e Guido Pollice.
12-13 maggio. Alle elezioni provinciali e comunali, in seguito a un accordo con il Centro Impastato, Giovanni Impastato viene candidato nelle liste di Democrazia proletaria in tre collegi provinciali e per il consiglio comunale di Palermo, ma non è eletto. Con il suo contributo Dp conquista un seggio al consiglio comunale del capoluogo. Successivamente il consigliere Alberto Mangano lascerà Dp e si schiererà con il sindaco Orlando. Il Centro Impastato chiederà invano le sue dimissioni e la sua sostituzione con Giovanni Impastato, primo dei non eletti.
15 maggio. Uccisi nel loro casolare tra Cinisi e Terrasini i fratelli Filippo e Salvatore Vitale, due allevatori incensurati.
3 settembre. Sequestrati ai D’Anna di Terrasini beni per un valore di un miliardo e mezzo di lire.
24 ottobre. A New York comincia il processo alla Pizza Connection. Tra gli imputati: Gaetano e Vito Badalamenti, Giuseppe e Salvatore Lamberti, Pietro Alfano, Emanuele Palazzolo.
28 ottobre. Arrestati: il latitante Salvatore Badalamenti, fratello di Silvio ucciso nell’83, Filippo e Vincenzo Rimi di Alcamo, fratelli di Leonardo ucciso nell’84, Vito e Natale Badalamenti.
16 dicembre. A Manhattan viene ucciso il capomafia “Big Paul” Castellano.
Maggio. Pubblicazione del volume La mafia in casa mia e del dossier Notissimi ignoti. Raccogliendo la storia di vita della madre di Peppino, pubblicata nel volume, riemerge un particolare dimenticato o tralasciato: il padre di Peppino, in seguito a un incontro con Badalamenti, si era recato negli Stati Uniti e parlando con una parente le avrebbe detto: “Prima di uccidere Peppino, debbono uccidere me”. Successivamente Luigi Impastato muore in un incidente stradale. Il libro e il dossier vengono presentati alla magistratura e sulla loro base si chiede la riapertura dell’inchiesta.
9 maggio. Comizio a Cinisi, con Giovanni Impastato, Salvo Vitale e Guido Pollice.
16 giugno. Giovanni Impastato, Gaspare Nuccio, nella qualità di dirigente provinciale di Democrazia Proletaria, Umberto Santino, presidente del Centro Impastato, Salvo Vitale, collaboratore di Giuseppe Impastato a Radio Aut, presentano un esposto al procuratore della Repubblica in cui chiedono la riapertura dell’inchiesta, allegando un volantino di Lotta continua, il volume La mafia in casa mia, il dossier Notissimi ignoti, le firme per la riapertura del processo
26 novembre. Negli Stati Uniti scompare il capomafia Tommy Mazzara. Il suo corpo viene trovato a Brooklyn il 2 dicembre.
11 febbraio. Nel quartiere Greenwich Village di New York Pietro Alfano viene ferito a colpi di arma da fuoco. Rimarrà paralizzato.
9 maggio. Comizio a Cinisi, con Salvo Vitale e Franco Piro.
22 giugno. Nel processo alla Pizza Connection Gaetano Badalamenti e Salvatore Catalano vengono condannati a 45 anni di carcere, Joseph Lamberti a 30 anni, Salvatore Mazzurco a 20 anni per traffico di droga e a 15 per conspiracy (associazione a delinquere), Sam Evola e Pietro Alfano a 15 anni, Emanuele Palazzolo a 12 anni. Assoluzione per Vito Badalamenti.
Nel corso dell’anno nessuna novità per l’inchiesta sul delitto Impastato.
Gennaio. Riapre l’inchiesta sul delitto Impastato. Il giudice istruttore Giovanni Falcone si reca negli Stati Uniti per interrogare Badalamenti.
12 febbraio. A Cinisi attentato contro Vito Sollena, cugino di Gaetano Badalamenti, che riesce a fuggire.
8 maggio. A Cinisi, a dieci anni dal delitto, il Centro Impastato organizza una “giornata di bilancio e riflessione”, che si svolge nei locali della Scuola media statale. Introduzione di Umberto Santino, relazioni e interventi di Giovanni Impastato, Giorgio Chinnici, Franco Cazzola, Giovanni La Fiura, Graziella Priulla, Amelia Crisantino, Salvo Vitale, Antonia Cascio, Francesco M. Stabile, Giuseppe Cipolla, Riccardo Orioles, Franco Zecchin, Augusto Cavadi, Nino Rocca.
28 settembre. A Cinisi vengono uccisi Giuseppe Agrusa e Giuseppe Leone, fedelissimi di Gaetano Badalamenti.
21 marzo. A Cinisi viene ucciso Natale Biondo, fratello di Ignazio e Michele, uccisi il 30 aprile 1984.
9 maggio. A Cinisi il Centro Impastato colloca una lapide sulla facciata della casa della madre di Peppino: “A Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1078. Il Centro Impastato ricorda il suo contributo di idee e di esperienze nella lotta contro il dominio mafioso”. Da anni era stato chiesto vanamente al comune di intitolare il corso o di mettere una lapide.
Viene presentato, nell’aula consiliare, il volume L’antimafia difficile, che raccoglie gli atti del convegno svoltosi l’8 maggio del 1988.
Marzo. Notizie sull’archiviazione dell’inchiesta sul delitto Impastato.
9 maggio. A Cinisi mostra fotografica, allestita dai compagni di Peppino, e presentazione del libro di Giorgio Chinnici e Umberto Santino, La violenza programmata, e di un libretto di poesie di Peppino dal titolo Amore non ne avremo.
Luglio. Il ministro dell’Interno Antonio Gava rispondendo, con due anni di ritardo, a un’interrogazione dell’allora deputato di Democrazia proletaria Guido Pollice, sostiene che non risulta che Impastato sia stato ucciso dalla mafia e che pertanto non spetta ai familiari l’indennizzo previsto per le vittime di mafia.
Con un comunicato stampa il Centro Impastato chiede le dimissioni di Gava.
9 maggio. A Cinisi, al cinema Alba, dibattito su “Mafia a Cinisi dagli anni ’70 ad oggi” per la presentazione del volume L’impresa mafiosa, di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, con particolare riferimento alle attività imprenditoriali mafiose nella zona Cinisi-Terrasini gestite da Badalamenti e dai fratelli D’Anna. Intervengono: Umberto Santino, Giovanni Impastato, Salvo Vitale.
27 febbraio. Il sostituto procuratore De Francisci archivia l’inchiesta. Si esclude la responsabilità di Badalamenti e si ipotizza quella dei corleonesi, avversari di Badalamenti.
Comunicato del Centro Impastato in cui si ribadisce la responsabilità di Badalamenti.
9 maggio. A Cinisi, presso la biblioteca comunale, mostra di fotografie “Immagini di un’esistenza”, a cura di Giovanni Impastato, con un testo di Salvo Vitale. Molte fotografie mostrano Peppino bambino accanto al padre e a vari mafiosi: una sorta di presentazione del figlio al clan mafioso. Dibattito su “Mafia e droga oggi”: in quel periodo il Centro Impastato svolgeva il “Progetto droga”, in collaborazione con il CISS (Cooperazione internazionale Sud-Sud) e con il sostegno della Comunità Europea. Interventi di Giovanni Impastato, Umberto Santino, Augusto Cavadi, Sergio Cipolla, presidente del CISS, Pina Maisano, vedova di Libero Grassi, assassinato il 29 agosto del 1991, Salvo Vitale.
21 ottobre. A Rovato (Brescia) incontro con Giovanni Impastato, organizzato dal Comitato dei familiari delle vittime della strage di Brescia.
Gennaio. Claudio Fava e il regista Marco Risi preparano per Canale 5 un servizio su Impastato nell’ambito di un programma dal titolo: “Cinque delitti imperfetti”. Il servizio su Impastato sarà trasmesso il 5 maggio.
5 aprile. A Cinisi, nei locali della Scuola media statale, si presenta la mostra “Immagini di un’esistenza” e si svolge un incontro degli studenti con Giovanni Impastato.
Aprile. A Cinisi seminario per insegnanti, organizzato dal Centro Impastato.
Nella Scuola media di Cinisi gli alunni svolgono un tema sulla figura di Impastato.
9 maggio. A Cinisi, nella Scuola media statale, nel 15° anniversario dell’assassinio di Impastato, dibattito “Dal delitto Impastato alle accuse ad Andreotti. Analisi e proposte per una nuova fase di lotta alla mafia”, organizzato dal Centro Impastato. Interventi di Umberto Santino, Augusto Cavadi, Vincenzo Gervasi, Antonio Pioletti, direttore di “Città d’Utopia”. Si presentano i volumi: Dietro la droga, di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, e Liberarsi dal dominio mafioso, di Augusto Cavadi e la rivista “Città d’Utopia”.
9 settembre. A Cinisi uccisione dell’imprenditore edile Gaetano Palazzolo, cugino di Giacomo, ucciso il 23 novembre 1983.
14 dicembre. A Cinisi, nella Scuola media statale, si presenta il volume Le parole non bastano. I ragazzi di Cinisi ricordano Peppino Impastato, che raccoglie i temi degli studenti. Introducono: Pia Blandano, preside della Scuola media, e Umberto Santino. Intervengono: Giuseppe Casarrubea, preside della Scuola media “Antonio Ugo” di Palermo, Antonino Gaglio, sindaco di Cinisi, Giovanni Impastato.
22 dicembre. Un Comitato promotore formatosi a Cinisi e il Centro Impastato presentano al sindaco di Cinisi e alla giunta comunale la richiesta che venga intitolata a Impastato il corso Umberto I o la piazza Vittorio Emanuele Orlando.
Maggio. L’avvocato dei familiari e del Centro Impastato, Vincenzo Gervasi, presenta una richiesta di riapertura delle indagini: si chiede che vengano interrogati sul delitto Impastato alcuni mafiosi collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Palazzolo, legato a Badalamenti.
9 maggio. A Cinisi, presso la Scuola media statale, dibattito su “Mafia e seconda Repubblica”, organizzato dal Centro Impastato. Intervengono: Umberto Santino, Pia Blandano, Augusto Cavadi, Giovanni Impastato. Vengono presentati i volumi La borghesia mafiosa, di Umberto Santino e Il Vangelo e la lupara, a cura di Augusto Cavadi.
Il Centro Impastato promuove una petizione per la riapertura dell’inchiesta.
25 febbraio. Nelle campagne di Terrasini viene trovato il corpo di Francesco Brugnano di Partinico, ritenuto confidente del maresciallo Antonino Lombardo.
4 marzo. Suicidio del maresciallo dei carabinieri di Terrasini Antonino Lombardo. Era stato accusato in televisione dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando di collusione con la mafia.
In una lettera scrive che si è ucciso “per non dare la soddisfazione a chi di competenza” di assassinarlo e farlo passare per colluso e che la chiave della sua delegittimazione sta nei viaggi negli Stati Uniti in cui aveva incontrato Gaetano Badalamenti.
18 marzo. A Cinisi, nell’Auditorium della Scuola media statale, informalmente intitolato a Giuseppe Impastato, presentazione del libro di Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti. Impastato, Giuliano, Insalaco, Rostagno, Falcone. Introduzione di Nando Dalla Chiesa, interventi di Pia Blandano, Giuseppe Casarrubea, Claudio Fava, Giovanni Impastato e Umberto Santino.
9 maggio. A Cinisi, nell’Auditorium della Scuola media statale, presentazione del volume di Salvo Vitale Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia. Partecipano Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea, Giuseppe Di Lello, Francesco La Licata, Umberto Santino.
Il lungomare di Terrasini viene intitolato a Giuseppe Impastato.
11 maggio. Il consiglio provinciale di Palermo approva un ordine del giorno in cui si chiede la riapertura delle indagini sul delitto Impastato.
Maggio. Comunicati del Centro Impastato sulla nomina di Francesco Canino e Leonardo Pandolfo assessori nel governo regionale.
3 giugno. Spezzate le targhe del lungomare di Terrasini intitolato a Giuseppe Impastato.
Agosto. Documento del Centro Impastato sul rilancio del movimento antimafia.
Novembre-dicembre. Il regista Antonio Carella prepara per il programma televisivo Mixer un video su Impastato. Il video non sarà trasmesso.
6 dicembre. Dibattito con Giovanni Impastato nel liceo scientifico di Marsala.
Febbraio. La stampa riporta la notizia della riapertura dell’inchiesta sul delitto Impastato.
Marzo. Presentazione alla Procura di un esposto firmato dalla madre, dal fratello di Peppino e da Umberto Santino, in cui si chiede di interrogare il collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, appartenente al clan Badalamenti, e di indagare sulle modalità di svolgimento dell’inchiesta sul delitto Impastato.
11 marzo. Conferenza stampa presso il Centro Impastato sulla presentazione dell’esposto, con l’avvocato Vincenzo Gervasi, Giovanni Impastato e Umberto Santino.
14 marzo. Il Ministero dell’Interno comunica al Prefetto di Palermo che la domanda presentata nel 1992 dalla madre di Impastato per la concessione dell’elargizione prevista per le vittime di mafia è stata respinta. La lettera del Ministero verrà recapitata alla signora Impastato a fine aprile.
25 aprile. Comunicato del Centro Impastato avverso la decisione del Ministero dell’Interno.
9 maggio. A Cinisi, nell’Auditorium Impastato della Scuola media statale, dibattito su “Lotta alla mafia e lotte sociali nella “seconda Repubblica””, organizzato dal Centro Impastato con l’adesione del Centro sociale S. Saverio, della rivista “Città d’Utopia” e del Partito della Rifondazione Comunista.
Una strada di Cinisi viene intitolata a Impastato. Il Centro Impastato aveva chiesto più volte che gli venisse intitolata la piazza principale, intitolata a Vittorio Emanuele Orlando.
4 giugno. Il senatore Giovanni Russo Spena presenta un’interrogazione al ministro dell’Interno Giorgio Napolitano sul mancato riconoscimento di Giuseppe Impastato come vittima della mafia.
17 giugno. Il consiglio comunale del comune di Gangi, su proposta del consigliere Vincenzo Pinello, delibera di intitolare una strada a Impastato e con una lettera del 9 luglio solleciterà il ministro dell’Interno Giorgio Napolitano a riconoscere Impastato vittima della mafia.
Giugno. Riapertura formale dell’inchiesta sul delitto Impastato.
Luglio. Ricorso al presidente della Repubblica della madre di Peppino avverso la decisione di negare la corresponsione dell’indennità dovuta i familiari di vittime della mafia.
Febbraio. Nei primi giorni del mese notizie di stampa parlano di un’imminente richiesta di rinvio a giudizio di Badalamenti come mandante del delitto Impastato.
10 febbraio. A Cinisi compaiono scritte minacciose per il procuratore Gian Carlo Caselli. Comunicato del Centro Impastato.
21 marzo. A Castegnato, in provincia di Brescia, su iniziativa di una scuola media e del comune, si inaugura una lapide che ricorda Peppino Impastato, Pio La Torre, Paolo Giaccone, Pippo Fava. Dibattito con Giovanni Impastato, Giuseppina La Torre, Simona Dalla Chiesa, Claudio Fava.
9 aprile. I giornali riferiscono di un viaggio negli Stati Uniti del procuratore Caselli, del procuratore aggiunto Lo Forte e del sostituto procuratore Imbergamo, per interrogare Gaetano Badalamenti sul delitto Impastato.
9 maggio. A Cinisi, nell’Auditorium Impastato della Scuola media, dibattito su “Mafia e antimafia a 50 anni da Portella della Ginestra”, organizzato dal Centro Impastato, dal Centro sociale S. Saverio e dalla rivista “Città d’utopia”. Intervengono: Umberto Santino, Augusto Cavadi, Cosimo Scordato.
12 maggio. A Monza dibattito su Peppino Impastato, organizzato da Rifondazione comunista, con Giovanni Impastato e Francesco Forgione, segretario regionale siciliano di Rifondazione comunista.
20 maggio. Muore per una grave malattia Vito Lo Duca, uno dei compagni più vicini a Peppino. Si era trasferito per lavoro in Lombardia.
27 maggio. I sostituti procuratori De Francisci, De Luca, Imbergamo e il procuratore aggiunto Lo Forte chiedono l’applicazione della custodia cautelare per Gaetano Badalamenti e gli arresti domiciliari per Vito Palazzolo, indicati come responsabili del delitto Impastato.
7 giugno. A Cinisi, nell’Auditorium della Scuola media, presentazione dei libri Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato di Giuseppe Casarrubea e La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre di Umberto Santino.
9 settembre. Comunicato del Centro Impastato sulle voci di una venuta di Badalamenti in Italia.
11 novembre. Il gip del Tribunale di Palermo Renato Grillo emette un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gaetano Badalamenti come mandante del delitto Impastato.
19 dicembre. L’Ordine dei giornalisti della Sicilia dà il tesserino di giornalista professionista alla memoria a Giuseppe Impastato.
Il Centro Impastato rivolge una lettera aperta ai giornalisti, proponendo l’apertura delle testate alla collaborazione della società civile e la costituzione dell’Ordine dei giornalisti come parte civile nei processi per omicidi di giornalisti.
Nel corso dell’anno iniziative per il ventesimo anniversario del delitto Impastato, organizzate dal Centro Impastato e da un comitato a cui aderiscono varie associazioni.
31 gennaio. A Cinisi, nell’Auditorium della Scuola media, incontro-dibattito “Peppino Impastato: l’assassinio e il depistaggio”. Interventi di Umberto Santino, Giovanni Impastato e dei compagni di Peppino.
28 febbraio. A Cinisi incontro-dibattito sul tema “Informazione a rischio: tra lottizzazione e mafie”. Introduzione di Umberto Santino, interventi di Giulio Ambrosetti, Marcello Barbaro, Natale Conti, Franco Nicastro.
13 marzo. Viene data notizia che la prefettura di Palermo ha comunicato che Impastato può essere riconosciuto vittima innocente della mafia
17 marzo. Spezzate le targhe della strada tra Cinisi e Terrasini intitolata a Impastato.
19 marzo. Si dà notizia che ai familiari di Impastato verrà concesso dalla Regione siciliana il contributo previsto per le vittime di mafia, a condizione che esso venga restituito nel caso che la sentenza non confermi la matrice mafiosa del delitto. Comunicato del Centro Impastato: la sentenza-ordinanza del maggio 1984 ha già riconosciuto che Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia.
18 aprile. A Cinisi incontro-dibattito sul tema “Il familismo morale. Il ruolo dei familiari delle vittime nella lotta contro la mafia”. Introduzione di Umberto Santino, interventi di Antonella Azoti, Michela Buscemi, Giuseppe Casarrubea, Vita D’Angelo Ficalora, Giuseppe Francese, Giovanni Impastato. Messaggi di Giovanna Terranova e di Emilia Midrio Bonsignore.
20 aprile. A Cinisi incontro-dibattito sul tema “Dall’assassinio di Peppino Impastato a oggi. Attualità del pensiero e dell’azione di un militante della Sinistra nella lotta contro la mafia”, organizzato dal Coordinamento della Sinistra di Cinisi e dal Centro Impastato. Introduce e coordina il dibattito Umberto Santino. Intervengono: Flavio Lazzaretti del Pds di Cinisi, Giovanni Impastato, Salvatore Mangiapane sindaco di Cinisi, i deputati regionali Manlio Mele e Francesco Forgione, F. Paolo Abbate militante socialista, Stefano Venuti militante comunista.
Aprile-maggio. Dal 27 aprile al 9 maggio, a Palermo e a Cinisi, iniziative di studenti per ricordare Impastato, organizzate dalle associazioni Icaro ed Ekacult: mostra fotografica nei locali della Facoltà di Lettere, proiezioni cinematografiche, produzione del video “Peppino Impastato: storia di un siciliano libero”.
8 maggio, ore 12. Alla Facoltà di lettere dell’Università di Palermo conferimento della laurea alla memoria a Giuseppe Impastato.
Ore19,30. Fiaccolata dall’ex sede di Radio Aut a Terrasini alla casa della madre di Peppino a Cinisi.
9 maggio. A Cinisi convegno “Mafia e antimafia dal delitto Impastato a oggi” Relazione introduttiva di Umberto Santino, relazioni di Antonio Ingroia, sostituto procuratore, Nichi Vendola, vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosario Rappa, segretario regionale FIOM, Emanuele Villa, di Palermo anno uno, Francesco Stabile, storico, Augusto Cavadi, del Centro S. Saverio, Anna Puglisi, del Centro Impastato, Enrico Basilone, sindacalista. Interventi di Vincenzo Gervasi, Giovanni Russo Spena, Fulvio Vassallo, Giovanni Abbagnato, Sergio Cipolla, Daniela Musumeci, Pietro Milazzo, Dino Paternostro, Nino Rocca, Nicola Sinopoli, Salvo Vitale.
Gli studenti della Scuola media di Cinisi pubblicano il foglio “Peppino Impastato 20 anni dopo”.
10 maggio. A Cinisi, in piazza del Municipio, mattina: mostra fotografica e di manifesti. Poesie, testimonianze. Ore 19. Tavola rotonda: “Il ruolo degli amministratori comunali nella lotta contro la mafia”, coordinata da Umberto Santino, con Salvatore Anania, ex assessore di Cinisi, Gigia Cannizzo, sindaca di Partinico, Salvatore Maltese, vicesindaco di Cinisi, Maria Maniscalco, sindaca di San Giuseppe Jato, Nino Mannino, ex sindaco di Carini, Manlio Mele, ex sindaco di Terrasini.
15 maggio. A Partinico il comune organizza la presentazione del libro di Salvo Vitale su Giuseppe Impastato Nel cuore dei coralli. Intervengono la sindaca Gigia Cannizzo, Gino Scasso, Giuseppe Casarrubea, Umberto Santino e l’autore.
25 maggio. Elezioni provinciali. Giovanni Impastato, candidato nelle liste di Rifondazione comunista nel collegio Monreale-Partinico, non viene eletto.
Maggio. Richiesta alla Commissione parlamentare antimafia, presentata dai commissari di Rifondazione comunista, perché si occupi del delitto Impastato, con particolare riferimento al depistaggio.
11 settembre. Il comune di Isnello intitola una piazza a Giuseppe Impastato. Dibattito con Umberto Santino, Salvo Vitale e Giovanni Impastato. Interventi del sindaco Giuseppe Mogavero e di Francesco Forgione.
30 settembre. Promemoria del Centro Impastato alla Commissione parlamentare antimafia sul delitto Impastato e sul depistaggio delle indagini.
29 settembre – 3 ottobre. Iniziative a Pontedera (Pisa) per ricordare Peppino Impastato, organizzate dalle Donne di Valdera e dal Centro Impastato, con il patrocinio del comune: mostra fotografica, dibattito con Giovanni Impastato, Umberto Santino, Anna Puglisi, Maria Grazia Giammarinaro.
9 ottobre. Il giudice per le indagini preliminari, Renato Grillo, accogliendo la richiesta del pubblico ministero di rinvio a giudizio di Gaetano Badalamenti e Vito Palazzolo, fissa l’udienza preliminare solo per Vito Palazzolo per le ore 9,30 del 15 dicembre.
10 dicembre. Nella sede del Centro Impastato conferenza stampa per la presentazione del libro L’assassinio e il depistaggio. Partecipano: Giovanni Impastato, Umberto Santino e l’avvocato Vincenzo Gervasi.
12 dicembre. A Cinisi, nell’auditorium della Scuola media, incontro-dibattito per la presentazione del libro L’assassinio e il depistaggio. Introduzione di Umberto Santino, interventi di Giovanni Impastato, dell’avvocato Vincenzo Gervasi, dei compagni di Impastato: Salvo Vitale, Faro Sclafani, Pino Manzella, Faro Di Maggio, Piero Impastato.
15 dicembre. All’udienza preliminare il sostituto procuratore Franca Imbergamo chiede che l’udienza preliminare venga fissata non solo per Vito Palazzolo ma anche per Gaetano Badalamenti.
Chiedono di costituirsi parti civili la madre e il fratello di Impastato, il Centro Impastato, l’Ordine dei giornalisti, sollecitato con una lettera del presidente del Centro Impastato, e il comune di Cinisi, sollecitato con una lettera di Giovanni Impastato. Rifondazione comunista si riserva di farlo in un secondo tempo.
Il giudice per le indagini preliminari fissa una nuova udienza per il 10 marzo 1999.
4 febbraio. Audizione di Giovanni Impastato e Umberto Santino davanti al Comitato Impastato costituitosi presso la Commissione parlamentare antimafia.
10 marzo. Prima udienza del processo contro Vito Palazzolo. Vengono ammessi come parti civili i familiari, il Centro Impastato, l’Ordine dei giornalisti, il comune di Cinisi, Rifondazione comunista.
9 maggio. A Cinisi, nel ventunesimo anniversario del delitto, nell’auditorium Impastato della Scuola media statale, dibattito sul tema: “Il ruolo delle parti civili nei processi di mafia”. Introduzione di Umberto Santino, interventi di Giovanni Impastato, Vincenzo Gervasi avvocato della famiglia e del Centro Impastato, Armando Sorrentino avvocato del Partito di Rifondazione comunista, Giangiacomo Palazzolo avvocato del comune di Cinisi, Francesco Crescimanno avvocato dell’Ordine dei giornalisti, Salvatore Mangiapane sindaco di Cinisi.
15 ottobre. Nell’udienza il PM Franca Imbergamo chiede un rinvio per verificare la possibilità di trovare una soluzione alla questione dell’estradizione di Gaetano Badalamenti. La richiesta viene accolta.
A novembre doveva svolgersi un’udienza preliminare negli Stati Uniti, ma Badalamenti vi rinuncia.
26 gennaio. Udienza davanti alla Corte d’assise di Palermo. Badalamenti invia una lettera in cui comunica di voler presenziare al processo ma gli è impedito. La Corte decide che si faccia un ultimo tentativo e fissa una nuova udienza per il 27 aprile. Nel caso sia impossibile la presenza fisica di Badalamenti si dovrebbe procedere per videoconferenza.
Chiede di costituirsi parte civile la Presidenza della Regione Siciliana. Vito Palazzolo chiede il rito abbreviato. Il suo difensore si oppone alla costituzione delle parti civili, esclusi i familiari. L’udienza del processo contro Palazzolo viene fissata per il 4 maggio.
31 marzo. Il Comitato Impastato della Commissione parlamentare antimafia ascolta i familiari di Impastato e il rappresentante del Centro Impastato, Umberto Santino. Il Centro, il 13 aprile, invia un promemoria, in larga parte dedicato al depistaggio delle indagini, producendo nuovi documenti.
27 aprile. La Corte d’assise decide che il processo contro Gaetano Badalamenti si farà in videoconferenza e ne fissa la data d’inizio per il 29 giugno.
4 maggio. Nel processo contro Vito Palazzolo la Corte accoglie la richiesta di rito abbreviato, accoglie la richiesta di costituzione di parte civile dei familiari, del comune di Cinisi e della Presidenza della Regione, respinge quella del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti. Le prossime udienze, per l’audizione di alcuni collaboratori di giustizia, sono fissate per il 29 maggio e il 26 giugno.
9 maggio. A Cinisi, nel ventiduesimo anniversario del delitto, nell’auditorium Impastato della Scuola media statale, con un grande dipinto di Pino Manzella che rappresenta Peppino e i suoi compagni, dibattito sul processo, con interventi degli avvocati Vincenzo Gervasi e Giangiacomo Palazzolo, e sul tema: “Il ruolo di Peppino Impastato e della Nuova sinistra nella lotta contro la mafia”: presentazione del volume di Umberto Santino, Storia del movimento antimafia, con introduzione di Umberto Santino e interventi di Giovanni Impastato e dei compagni di Peppino.
26 giugno. Nel processo contro Vito Palazzolo viene ascoltato in videocollegamento il collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo.
29 giugno. Il processo contro Gaetano Badalamenti viene rinviato perché non è presente nel carcere di Fayrton, accanto all’imputato, un ufficiale giudiziario italiano. Badalamenti dichiara che vuole scontare in Italia la pena inflittagli dalla giustizia americana.
31 agosto. Al festival del cinema di Venezia viene presentato il film di Marco Tullio Giordana “I cento passi”, su Peppino Impastato. Il film sarà premiato per la sceneggiatura, di Claudio Fava, Monica Zapelli e Giordana, avrà un notevole successo e sarà proposto per la selezione dei film stranieri candidati al premio Oscar.
15 settembre. A Cinisi viene denunciata la scomparsa di Giuseppe Di Maggio, figlio di Procopio. Il suo corpo sarà ritrovato a Cefalù il 23 settembre. Ai funerali, celebrati a Cinisi il 27 settembre, partecipano circa 500 persone.
21 settembre. Nel processo contro Badalamenti vengono accolte le richieste di costituzione di parte civile dei familiari, del comune di Cinisi e della presidenza della Regione siciliana, respinte quelle del Centro Impastato, dell’Ordine dei giornalisti e di Rifondazione comunista.
29 settembre. Al processo contro Vito Palazzolo viene ascoltato in videocollegamento il collaboratore di giustizia Giuseppe Marchese.
19 ottobre. Al processo contro Vito Palazzolo il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo rinuncia all’udienza per motivi di salute.
25 ottobre. Al processo contro Badalamenti vengono ascoltati come testimoni la madre di Impastato, Felicia Bartolotta, il fratello Giovanni e la moglie Felicia Vitale, la cugina Maria Impastato. La madre e gli altri testimoni rinnovano le accuse contro Badalamenti. Assistono all’udienza studenti e docenti dei licei Galilei e Meli.
27 ottobre. A Terrasini alcuni uomini travestiti da poliziotti sequestrano Giampiero Tocco, amico di Giuseppe Di Maggio. Al rapimento ha assistito la figlia di 7 anni, in macchina con il padre.
2 novembre. Nel processo contro Badalamenti, l’imputato dichiara che da un documento del Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti risulta che lui ha tenuto fuori la Sicilia dai sequestri di persona e dal traffico di droga e che quindi “era sullo stesso binario” di Peppino Impastato, nella sua lotta contro la droga. Dichiara inoltre che le espressioni usate da Impastato, per esempio “Tano seduto”, non erano offensive e che era amico di Luigi, padre di Peppino. Vengono ascoltati come testimoni alcuni compagni di Peppino: Marcella Andriolo Stagno, Fara e Graziella Jacopelli, Giosuè Maniaci. Assistono all’udienza studenti e docenti del Meli, del Galilei e del liceo classico di Monreale.
16 novembre. Al processo contro Badalamenti depongono Anna Maniaci (barista), Baldassare Purpura (macchinista ferroviario), Benedetto Cavataio, Andrea Bartolotta e Faro Di Maggio (compagni di Peppino), Giuseppe Fantucchio (militante del Pci). Cavataio, ex direttore di Radio Aut, ora in Forza Italia, minimizza le denunce di Peppino contro Badalamenti, mentre Bartolotta e Di Maggio confermano gli attacchi al capomafia. Continua la partecipazione degli studenti.
30 novembre. Al processo contro Badalamenti depongono Giovan Battista Palazzolo (pastore), Giuseppe Cucinella (Radio Cinisi Centrale) e Paola Bonsangue (firmataria del primo esposto).
6 dicembre. La Commissione parlamentare antimafia approva a larga maggioranza la relazione sul “caso Impastato”, presentata dal relatore senatore Giovanni Russo Spena, in cui si riconoscono le responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini sul delitto Impastato. Il giorno successivo una delegazione della Commissione, composta dal presidente Giuseppe Lumia, dal vice-presidente Nichi Vendola, dal presidente del comitato Impastato Giovanni Russo Spena, da Michele Figurelli e Saro Pettinato, consegna copie della relazione ai familiari, ai compagni di Peppino e al Centro Impastato.
14 dicembre. Al processo contro Badalamenti depongono altri testi, tra cui Giuseppe Barbera e Francesco Carlotta, firmatari dell’esposto del maggio 1978, Benedetto (Pino) Manzella, compagno di Peppino. Anche nelle ultime due udienze erano presenti studenti e docenti delle scuole di Palermo
11 gennaio. A Cinisi, nell’Auditorium Impastato della Scuola media, Consiglio comunale straordinario per la presentazione della relazione della Commissione parlamentare antimafia sul caso Impastato. Intervengono il presidente del Consiglio comunale Girolamo Lo Duca, il sindaco Salvatore Mangiapane, Giovanni Impastato, Umberto Santino, Giovanni Russo Spena, coordinatore del Comitato Impastato, i membri della Commissione antimafia Michele Figurelli, Sebastiano Neri, Carmelo Carrara, Giuseppe Lumia, presidente della Commissione antimafia. Non interviene nessuno dei consiglieri comunali e la seduta si scioglie con un apparente unanimismo.
16 gennaio. Al processo contro Badalamenti depongono Ugo Soro, direttore dell’aeroporto, il ferroviere Andrea Evola, il necroforo Giuseppe Briguglio e i compagni di Peppino Francesco Paolo Chirco, Giovanni Riccobono, Faro Sclafani e Salvo Vitale, che rinnovano le accuse a Badalamenti.
22 gennaio. Al processo contro Vito Palazzolo, il PM dà il consenso alla richiesta del difensore dei familiari di acquisire la relazione della Commissione antimafia sul caso Impastato e chiede il riesame del collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo. La prima richiesta viene accolta, la seconda rigettata.
23 gennaio. Al processo contro Vito Palazzolo, requisitoria del PM Franca Imbergamo: viene chiesto l’ergastolo.
27 gennaio. Tra Cinisi e Terrasini vengono arrestate 6 persone, con l’accusa di essere legate a Bernardo Provenzano. Tra di esse il consigliere comunale di Cinisi Giuseppe Pizzo, prima democristiano, poi eletto nella lista civica “Cinisi democratica”, attualmente nella maggioranza di centro sinistra. Pizzo in seguito sarà prosciolto.
30 gennaio. Al processo contro Gaetano Badalamenti depongono i compagni di Peppino Gaetano Cusumano e Domenico Di Maggio, i ferrovieri Gaetano Sdegno, Salvatore Finazzo e Giuseppe Vaiarelli.
5 febbraio. Al processo contro Vito Palazzolo, i difensori delle parti civili chiedono l’ergastolo.
20 febbraio. Al processo contro Badalamenti intervengono come imputati di reato connesso Giuseppe e Carmelo Amenta, cugini di Giovanni Riccobono, che aveva sentito da uno di loro che a Cinisi doveva succedere “qualcosa di grosso”: il primo ha negato la circostanza, il secondo si avvale della facoltà di non rispondere. Depongono come testimoni l’appuntato dei carabiniere Carmelo Pichilli, che dice di non ricordare di avere partecipato all’ispezione del casolare nel corso della quale assieme al maresciallo Travali ha asportato parte di un sedile e una pietra con tracce di sangue ma conferma le dichiarazioni rese al giudice Rocco Chinnici; il maresciallo dei carabinieri Agostino D’Arena che aveva partecipato alla perquisizione della sede di Radio Aut; il maresciallo Francesco Di Bono che aveva interrogato i compagni di Peppino; i periti Pietro Pellegrino e Paolo Procaccianti, che confermano le perizie sull’esplosivo e sulla posizione del corpo, e il compagno di Peppino Giampiero La Fata che rievoca le accuse di Peppino ai mafiosi ed esclude qualsiasi simpatia per il terrorismo.
27 febbraio. Al processo contro Badalamenti depongono come testimoni i neofascisti Angelo Izzo e Pier Luigi Concutelli (il primo ribadisce le sue precedenti dichiarazioni sul ruolo dei neofascisti nell’omicidio Impastato, mentre il secondo lo smentisce decisamente); il colonnello dei carabinieri Giuseppe Arena, autore del rapporto sull’omicidio di Giuseppe Finazzo del dicembre 1981 in cui evidenziava i rapporti di Finazzo con Badalamenti in alcune imprese; i marescialli dei carabinieri Giuseppe Scibilia, collaboratore del colonnello Russo, e Alfonso Travali, che sostiene di non avere indagato in altre direzioni, oltre la pista terrorista, perché – a suo dire – non ci sarebbero stati elementi per farlo e, incalzato dall’avvocato di parte civile Vincenzo Gervasi, dice di non ricordare particolari significativi come l’ispezione del casolare e il ritrovamento delle pietre con tracce di sangue; il presidente del Centro Impastato Umberto Santino che ribadisce le accuse a Badalamenti, bersaglio continuo delle denunce di Impastato.
2 marzo. Al processo contro Palazzolo il difensore dell’imputato rispolvera la tesi dell’attentato terroristico e chiede l’assoluzione.
5 marzo. Al processo contro Palazzolo, dopo la replica dell’avvocato della famiglia Impastato, una dichiarazione spontanea dell’imputato e la controreplica del difensore, la Corte si ritira in camera di consiglio. Alle ore 20,30 viene letto il dispositivo della sentenza: l’imputato viene riconosciuto colpevole e condannato a 30 anni di reclusione.
14 marzo. Al processo contro Badalamenti deposizione dell’allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni, attualmente generale in pensione, dell’allora brigadiere Carmelo Canale, attualmente tenente sospeso per il procedimento in cui è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, dei marescialli Biagio Micale e Salvatore Sanfilippo. Subranni dichiara che le indagini, da lui dirette solo nella prima fase, furono depistate dal ritrovamento della lettera in cui Impastato esprimeva propositi suicidi, ricostruisce il quadro della mafia in quel periodo sottolineando il ruolo di capomafia di Badalamenti. A domanda del presidente della Corte se furono svolte indagini sulle modalità del presunto suicidio, dichiara che non furono effettuate. Canale dichiara di avere perquisito la casa della zia di Peppino e di avere ritrovato la lettera; in seguito non si è più occupato del delitto Impastato. I marescialli, collaboratori del colonnello Arena, autore del rapporto sull’omicidio Finazzo, non apportano elementi significativi alla ricostruzione dei legami dell’imprenditore con Badalamenti.
21 marzo. Al processo contro Badalamenti vengono sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Giovanni Brusca e Salvatore Palazzolo. Il primo dichiara di aver sentito da Totò Riina che il mandante dell’omicidio Impastato è stato Gaetano Badalamenti; il secondo conferma di avere sentito da Vito Palazzolo che Impastato è stato ucciso per ordine di Badalamenti e che esecutori materiali sono stati Nino Badalamenti, Francesco Di Trapani e Salvatore Palazzolo detto Turiddu. I primi due sono morti, il terzo non è stato incriminato per insufficienza di indizi.
5 aprile. Al processo contro Badalamenti sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Giuseppe Marchese, che dichiara di aver sentito parlare di Badalamenti come capomafia di Cinisi, e Emanuele Brusca, che dichiara di avere appreso da Leoluca Bagarella che Impastato era stato ucciso da Badalamenti che aveva inscenato l’attentato terroristico.
3 maggio. Al processo contro Badalamenti sentiti i collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Angelo Siino e Gaspare Mutolo, che dichiarano di avere sentito da altri che Impastato è stato ucciso da Badalamenti.
8 maggio. Presso l’auditorium “Impastato” della scuola media di Cinisi, incontro sul tema “Peppino Impastato: la forza della memoria”. Introduzione di Umberto Santino che ricostruisce le vicende più recenti con la condanna di Vito Palazzolo, il processo a Badalamenti, l’attività della Commissione parlamentare antimafia che indaga sul depistaggio; interventi di Vincenzo Gervasi, Giovanni Impastato e Salvo Vitale.
9 maggio. A Cinisi manifestazione della Sinistra giovanile del Partito democratico della sinistra, con la proiezione del film “I cento passi” e successivo dibattito con la partecipazione, tra gli altri, di Claudio Fava, Giuseppe Lumia, presidente della Commissione antimafia, Michele Figurelli e conclusione di Luciano Violante, presidente della Camera dei deputati.
19 giugno. Al processo per l’omicidio di Stefano Gallina, avvenuto nel 1983, la Corte d’assise di Palermo respinge la richiesta degli avvocati difensori di Badalamenti, Paolo Gullo e Carmelo Franco, di annullare il processo in quanto la Spagna, concedendo l’estradizione di Badalamenti agli Stati Uniti, non avrebbe previsto la possibilità di processarlo in Italia. Analoga richiesta è stata presentata per il processo Impastato.
20 giugno. Al processo contro Badalamenti per il delitto Impastato, in assenza del difensore di fiducia Paolo Gullo, la Corte nomina un difensore d’ufficio e rinvia l’udienza al 28 giugno.
28 giugno. Al processo contro Badalamenti la Corte respinge le richieste del difensore Paolo Gullo, tra cui quella dell’annullamento del processo, e ascolta in videoconferenza i collaboratori di giustizia Francesco Marino Mannoia, Calogero Ganci, Francesco Paolo Anzelmo, che non apportano nuovi elementi.
17 luglio. Al processo contro Badalamenti vengono sentiti in videoconferenza i collaboratori di giustizia Antonino Calderone e Francesco Onorato, che dichiarano di aver appreso che l’omicidio di Impastato è stato ordinato da Gaetano Badalamenti, che fino all’ottobre del 1978 era capomandamento di Cinisi.
24 luglio. Al processo contro Badalamenti il collaboratore di giustizia Gaetano Grado riferisce di aver appreso da Pippo Calò che Impastato fu ucciso da Cosa nostra, ma non da Gaetano Badalamenti che sarebbe stato “fuori famiglia” dopo l’assassinio di Francesco Madonia, avvenuto nei primi anni ’70. Il maggiore dei carabinieri Domenico Strada smentisce il collaboratore precisando che Madonia fu ucciso nel 1978, l’anno del delitto Impastato.
Si concludono le udienze dedicate ai testi dell’accusa. Il processo riprenderà il 27 settembre con l’audizione dei testi della difesa.
2 settembre. Viene sciolto il Consiglio comunale di Cinisi per presunte collusioni con la mafia.
27 settembre. In una dichiarazione spontanea Gaetano Badalamenti sostiene di non avere mai avuto interessi collegati con la costruzione dell’aeroporto di Palermo e che Peppino Impastato avrebbe fatto solo una volta riferimento alla sua persona con il soprannome di “Tano seduto”. La difesa chiama a deporre Michele Micalizzi e Gaetano Fidanzati, già condannati per associazione mafiosa, il generale dei carabinieri in pensione Tito Baldi Honorati, il compagno di Impastato Giosuè Maniaci. I primi dichiarano di non sapere nulla del delitto e di non far parte di Cosa nostra; Honorati, che in un rapporto del giugno 1984 aveva scritto che il giudice istruttore Rocco Chinnici aveva condiviso l’ipotesi dell’omicidio mafioso “solo per attirarsi le simpatie dell’opinione pubblica conseguentemente a certe sue aspirazioni elettorali”, dichiara di avere recepito voci correnti nell’ambiente dei carabinieri ma che non gli consta che il magistrato nello svolgimento delle inchieste fosse condizionato da motivazioni politiche; Maniaci che in un’intervista a un giornale aveva accennato a possibili “traditori” di Impastato, dichiara che si tratta soltanto di una sensazione dettata dal clima di smarrimento successivo al delitto.
23 ottobre. Su richiesta della difesa viene esaminato il collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, che conferma tutte le dichiarazioni rese al Pubblico Ministero. La corte rigetta la richiesta della difesa di esaminare tutti i testi indicati nella lista del PM.
4 dicembre. L’esame dell’imputato, disposto su richiesta della difesa, non ha luogo perché Gaetano Badalamenti si rifiuta di rispondere.
L’udienza è rinviata al 15 gennaio 2002 per la discussione finale del PM e delle parti civili.
15 gennaio. Al processo Badalamenti il PM Franca Imbergamo chiede l’ergastolo e l’isolamento diurno per un anno. L’avvocato del comune di Cinisi si associa alla richiesta del PM, ma dopo aver sostenuto che a suo avviso nel ’78 Badalamenti già era “posato”.
L’avvocato dei familiari critica l’arringa dell’avvocato del comune rilevando che il consiglio comunale è stato sciolto per mafia, sostiene che la Procura avrebbe dovuto verificare se nel comportamento degli investigatori fossero ravvisabili i caratteri del depistaggio e formulare eventualmente l’incriminazione per concorso in omicidio, e si associa alla richiesta dell’ergastolo.
All’udienza era presente la madre di Peppino; nella tribuna del pubblico compagni, studenti e rappresentanti di associazioni. La prossima udienza sarà il 14 febbraio.
14 febbraio. L’udienza viene rinviata al 19 marzo.
11 marzo. Rese note le motivazioni della sentenza che il 5 marzo 2001 ha condannato il mafioso Vito Palazzolo a 30 annidi carcere per l’assassinio di Giuseppe Impastato.
Il giudice a latere Angelo Pellino, estensore della sentenza, scrive che sulle indagini “grava l’intollerabile sospetto di un sistematico depistaggio o comunque di una conduzione delle stesse viziata da uno sconcertante coacervo di omissioni negligenze ritardi mescolati a opzioni investigative preconcette che ne avrebbero condizionato e alterato la direzione e lo sviluppo”.
La sentenza riconosce il ruolo dei familiari, dei compagni di Impastato e del Centro siciliano di documentazione che ha dato un “prezioso contributo, nel corso degli anni, alla raccolta sistematica di un prezioso materiale informativo” e fa sue le conclusioni della Relazione della Commissione parlamentare antimafia sul “caso Impastato”, relative al depistaggio delle indagini operato dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.
19 marzo. Al processo Badalamenti l’udienza viene rinviata al 9 aprile (data da confermare). Il rinvio sarebbe dovuto ai seguenti motivi: le carenze di personale del carcere di Fayrton, dove è detenuto Badalamenti, rendono impossibile il collegamento video; il funzionario dell’Ambasciata italiana che deve presenziare alle udienze accanto all’imputato è impossibilitato “per gravi motivi familiari” e bisogna accreditarne un altro.
Gremita la tribuna del pubblico: presenti rappresentanti di associazioni, docenti e studenti.
Prima dell’udienza, davanti all’aula bunker si svolge una conferenza stampa per la presentazione del programma di iniziative del Forum sociale “Peppino Impastato” dal 9 all’11 maggio.
Dichiarazioni preoccupate sullo slittamento del processo di Giovanni Impastato, dell’avvocato Vincenzo Gervasi, del presidente del Centro Impastato Umberto Santino.
Giovanni Impastato: “Le scuse addotte dalle autorità americane sono francamente ridicole. Penso piuttosto che il clima si è fatto pesante dopo la sentenza del primo troncone del processo, quella che ha condannato Vito Palazzolo: per la prima volta si dice che su questa inchiesta è pesato un gravissimo depistaggio da parte di organi istituzionali. Chiediamo al capo dello Stato e al governo che questo processo si concluda senza ulteriori rinvii”.
Vincenzo Gervasi: “A sole due udienze dalla fine del processo mi auguro che l’indisponibilità degli Stati Uniti sia dovuta soltanto a problemi tecnici e che non ci sia dell’altro. Chiedo dunque che il ministero degli Esteri e quello della Giustizia si attivino al più presto perché il processo arrivi al suo fisiologico compimento. Se dovessero esserci ulteriori difficoltà, forse converrà valutare l’opportunità offerta in passato dalle autorità americane di andare a concludere il processo in America”.
Umberto Santino: “Non vorrei che venisse gabellato come fatto tecnico quella che è invece una forma di boicottaggio. E per il processo Badalamenti non sarebbe affatto una novità: non dimentichiamo che gli Stati Uniti hanno negato più volte l’estradizione dell’imputato”.
9 aprile. L’udienza del processo a Badalamenti si svolge in un’aula del carcere Pagliarelli. Arringa dell’avvocato dello Stato Fabio Caserta, difensore di parte civile per la Presidenza della Regione siciliana,che chiede la condanna dell’imputato alla pena dell’ergastolo. Arringhe degli avvocati difensori di Gaetano Badalamenti, Girolamo D’Azzò e Paolo Gullo.
L’avvocato D’Azzò chiede l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto: nel caso che si tratti di omicidio, la responsabilità non sarebbe di Badalamenti ma potrebbe essere dei corleonesi. All’inizio della sua arringa l’avvocato Paolo Gullo sostiene che non si evince dalle registrazioni di Radio Aut che Peppino e il suo gruppo svolgessero attività contro la mafia e contro Badalamenti; si tratterebbe soltanto di accuse generiche infarcite di bestemmie e turpiloquio. La riapertura dell’inchiesta si spiegherebbe con l’attività di un “regista occulto, un politico o un estremista” che avrebbe mitizzato la figura di Peppino, operando un vero e proprio depistaggio, mentre le forze dell’ordine e la magistratura avrebbero svolto il loro dovere con scrupolo e professionalità.
10 aprile. L’udienza prosegue nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. Dichiarazioni spontanee di Gaetano Badalamenti: avrebbe voluto difendersi personalmente nel processo, ma gli è stato impedito; non aveva interessi legati alle speculazioni denunciate da Peppino, dalle forniture di materiali per la costruzione dell’aeroporto e dell’autostrada al camping Z/10;non c’è nessun documento, trasmissione o volantino, in cui Peppino lo abbia attaccato direttamente; dichiara che non presenzierà alla lettura del dispositivo della sentenza. L’avvocato Paolo Gullo, proseguendo la sua arringa, riprende la tesi del fallito attentato terroristico; sostiene che i compagni di Peppino ne sarebbero stati a conoscenza e avrebbero cercato di depistare le indagini modificando lo stato del casolare in cui sono state rinvenute le tracce di sangue; ridicolizza la figura di Peppino e l’attività sua e del suo gruppo: durante la campagna elettorale anziché fare il comizio “si rotolavano per terra” (così viene interpretata la mimesi della morte atomica praticata dal movimento pacifista di quegli anni). Conclude con la richiesta che la sentenza dica esplicitamente che Impastato è morto per un “incidente di lavoro nel compimento di un attentato”, assolvendo Badalamenti per non aver commesso il fatto.
Badalamenti dichiara di non avere niente da aggiungere e ribadisce che non sarà presente alla lettura del dispositivo. Poco dopo le 18 la Corte si ritira in camera di consiglio.
11 aprile. Alle ore 17,15 la Corte d’assise di Palermo legge il dispositivo della sentenza che condanna Gaetano Badalamenti alla pena dell’ergastolo come mandante dell’assassinio di Peppino Impastato.
9-11 maggio. Iniziative del Forum sociale antimafia formato dai familiari e dai compagni di Peppino, che nel 2000 hanno costituito l’Associazione culturale Peppino Impastato, dal Centro Impastato e da altre associazioni.
9 maggio. Mostra fotografica “Immagini di un’esistenza”, nel pomeriggio corteo dalla sede di Radio Aut a Terrasini a Cinisi, davanti alla casa della madre di Peppino.
10 maggio. Mattina, forum in plenaria sui crimini della globalizzazione, con introduzione di Umberto Santino e interventi di Pietro Milazzo, Enrico Fontana, Peppe Di Cristofaro, Giovanni Russo Spena, Fulvio Vassallo. Pomeriggio, forum tematici sul delitto Impastato, gestito da Umberto Santino, sull’altra informazione, gestito da Salvo Vitale e con la partecipazione di Indymedia. In serata incontro con Heidy Gaggio, madre di Carlo Giuliani, con Giovanni Impastato e Umberto Santino.
11 maggio. Mattina, forum tematici su Donne e mafia, coordinato da Anna Puglisi, sulla scuola, coordinato da Augusto Cavadi, su Mafia e territorio e antimafia sociale, coordinato da Andrea Bartolotta, con la partecipazione di Leoluca Orlando, Costantino Garaffa, Peppino Di Lello, Giorgio Cremaschi. Nel pomeriggio marcia dalla sede dell’Italtel di Carini a Cinisi.
La sera dei tre giorni spettacoli e concerti.
26 novembre. Depositate le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo per Gaetano Badalamenti, mandante dell’omicidio di Peppino Impastato (riportiamo il testo integrale della sentenza nella pagina “Archivio documenti”).
Vito Palazzolo è deceduto l’11 dicembre 2001 e Gaetano Badalamenti il 30 aprile 2004.
Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino.